Cronaca locale

I centri sociali alzano il tiro? È stato Pisapia a sdoganarli

Dalle devastazioni nei cortei all'esproprio della torre Galfa sostenuto dai vip. I "bravi ragazzi" che ora sfasciano la città sono stati coccolati per due anni

I centri sociali alzano il tiro? È stato Pisapia a sdoganarli

Rewind. Mercoledì mentre nella Sala Alessi tutta oro e stucchi sono radunati i delegati Onu a parlar di acqua e sostenibilità ambientale, i no global prendono d'assalto Palazzo Marino. Fumogeni e botte alla (e della) polizia, come in piazza Scala non si vedeva da anni. Il fatto è che gli assediati, oltre all'Onu, per ironia della sorte sono il sindaco rosso Giuliano Pisapia, Paolo Limonta (nella foto) che è il suo più fidato consigliere politico nonché trait d'union con il mondo delle occupazioni e dei comitati e Mirko Mazzali che da avvocato degli stessi centri sociali è diventato consigliere in quota Vendola e presidente della commissione Sicurezza.

Compagni contro compagni, si sarebbe detto con i cari (e chiari) schematismi ideologici di una volta. E allora bisogna cercar di decifrare questo corto circuito che paralizza la città nelle contraddizioni di una rivoluzione arancione che già implode. Magari partendo da quella di sera di due anni fa quando Pisapia ringraziava per la vittoria e Nichi Vendola gli strappava il palco di piazza Duomo al grido di «abbracciamo i rom e i musulmani». Poco lontano quelli dei centri sociali aprivano già la caccia all'uomo, andando sotto casa dell'ormai ex vicesindaco Riccardo De Corato per scandire cori contro di lui e di Letizia Moratti. Striscioni («De Corato disoccupato»), fumogeni e petardi. La stessa coreografia dell'altro giorno davanti al Comune perché, sindaco Pisapia, quando a un ragazzo non si dà subito uno scappellotto, quello poi non impara. E, infatti, quei bravi ragazzi hanno scorrazzato indisturbati per due anni. Perché ancora il 19 marzo, dopo aver incassato l'autorizzazione al corteo per ricordare la morte di Dax, ne hanno approfittato per distruggere vetrine a picconate, assaltando al grido «Dax odia ancora» il commissariato della polizia in via Tabacchi e la caserma Teulié. Almeno 500mila euro di danni, ovviamente a carico della città. Con Pisapia che da avvocato ha meritoriamente assistito la famiglia del ragazzo ucciso, ma da sindaco si è ben guardato dal condannare i soliti delinquenti dei centri sociali, da qualcuno derubricati (come sempre) a «pochi facinorosi».

Ecco perché, cullati nella bambagia, i no global nel sito cult Indymedia, ora scoprono che «Pisapia sgombera più della Moratti e dello sceriffo De Corato». Già da qualche tempo si legge che «le illusioni sono cadute» e come ha ricordato un occupante dello Zam, «Pisapia ci deve spiegare cosa è successo con l'ennesimo sgombero, dopo che in campagna elettorale aveva fatto ben altre promesse». Difficile dar loro torto, perché le promesse vanno mantenute e ben altre parole il sindaco aveva usato andando a incontrare quelli che avevano occupato la Torre Galfa dando vita a Macao. E, invece di spiegar loro magari anche da avvocato prima che da sindaco, che occupare una proprietà privata è reato, aveva bacchettato i Ligresti, proprietari dello stabile. «Sicuramente una proprietà che lascia degradare un immobile così importante per la città non fa gli interessi propri, né della città». L'ennesima assoluzione, pagata mercoledì con l'assedio a Palazzo Marino. Perché il problema di ogni rivoluzione è poi «normalizzare» i più esagitati.

Quella manovalanza prima usata per dar l'assalto al Palazzo.

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