I colori del mondo, racconti dei fotografi Magnum al Silos di Armani

Nella prestigiosa sede di via Bergognone, l’arte, il giornalismo e la narrazione negli scatti di dieci artisti internazionali. Mostra aperta fino al 6 novembre

I colori del mondo, racconti dei fotografi Magnum al Silos di Armani

Prosegue, nei prestigiosi spazi di via Bergognone progettati dall’architetto giapponese Tadao Ando, la mostra “Magnum Photos. Colors, Places, Faces”. A curarla è lo stesso Giorgio Armani in collaborazione con l’Agenzia Magnum; inaugurata nel mese di giugno, durante la Milano Fashion Wek Men’s 2022, si chiuderà il 6 novembre prossimo.

Singolare la scelta dello stilista, dieci fotografi internazionali della famosa agenzia che con i loro scatti hanno testimoniato la storia del mondo e degli uomini. Un viaggio a colori negli spazi di Armani/Silos, immagini di grande emozione, tra arte, giornalismo e narrazione, la grande fotografia che sa esplorare la realtà, in linea con il progetto della Magnum di raccontare il mondo con le immagini e la personalità di ciascun artista, ed essere testimoni degli eventi e dei cambiamenti.

Dice Giorgio Armani: "La fotografia mi appassiona da sempre perché l’emozione che suscita è strettamente legata alla sorpresa nell’osservare la realtà da un punto di vista inaspettato. In particolare, ammiro il lavoro dei fotografi Magnum, che ho iniziato a conoscere nel momento in cui io stesso iniziavo a vedere il mondo con occhi nuovi. Colors, Places, Faces ci accompagna in un viaggio a colori attraverso mondi e culture vicini e lontani, trasfigurati da ciascuno degli artisti, attraverso una visione personale. E l’attenzione alla realtà ciò che mi affascina delle loro fotografie, mai semplici reportage e tutte così diverse tra loro".

L’esposizione rende omaggio all’agenzia Magnum; dei dieci fotografi scelti alcuni sono già scomparsi e altri sono ancora viventi, con i loro scatti in mostra ci offrono la possibilità di poter ammirare le atmosfere, riflettere sugli eventi e scoprire volti e figure di tutto il mondo.

Intense le architetture come spazi sociopolitici del fotografo svizzero René Burri (1933-2014) capace di raccontare la politica, la storia, la cultura e le figure più importanti del proprio secolo.

Di grande impatto è anche il racconto fotografico dell’inglese Olivia Arthur, classe 1980, che ha saputo offrirci la trasformazione di Dubai da villaggio a megalopoli, attraverso gli occhi di un naufrago tornato dopo cinquant’anni.

Troviamo anche il Marocco nel colore delle bellissime foto del fotografo franco-marocchino Bruno Barbey, morto nel 2020.

Affascinanti i volti degli abitanti della Cina nelle immagini del canadese Cristopher Anderson, oggi cinquantenne, che ritrae sguardi rivolti a un futuro incerto in un’atmosfera surreale.

L’America Latina e i Caraibi, con la loro cultura e i loro colori, sono i soggetti del fotografo americano Alex Webb, classe 1952.

Mentre il fotografo svizzero Werner Bischof (1916-1954), ci riporta all’energia e al dinamismo della moderna città di New York, nel pieno boom economico.

Il fotografo russo, naturalizzato francese, Gueorgui Pinkhassov, del 1952, ci consegna le città di Tokyo e Venezia con prospettive e scorci catturati dal suo unico e personalissimo obiettivo.

L’Iran nella sua vita quotidiana e nelle sue contraddizioni è abilmente raccontato negli scatti della fotografa iraniana Newsha Tavakolian, di soli qurantuno anni.

La vecchia Europa, la vita nell’Inghilterra contemporanea è abilmente messa a nudo dall’occhio arguto del fotografo britannico Martin Parr, classe 1952.

Emozionale e pittorico è il lavoro del fotografo belga Harry Gruyaert, nato ad Anversa nel 1941, una indagine sui confini “terra e acqua” e “natura e civiltà”.

In occasione della mostra, sono stati attivati momenti di confronto e di conversazioni con professionisti per dialogare sulla fotografia; una serie di workshop e attività di formazione, completamente gratuite, tenute dai fotografi dell’agenzia Magnum, Newsha Tavakolian, Olivia Arthur, Alex Webb e Cristina de Middel che vede coinvolti giovani fotografi residenti in Italia, selezionati visionando il loro lavoro.

Iniziative che evidenziano il sostegno di Giorgio Armani verso le nuove generazioni, in particolare con questa mostra sostiene l’Organizzazione internazionale “Save the Children”, che si occupa di salvare i bambini a rischio, di abbandono scolastico, fornendo loro gli strumenti per costruirsi un futuro migliore.

Armani/Silos è lo spazio espositivo permanente pensato da Giorgio Armani, monumentale ma sobrio, nel rispetto dell’originale architettura. Ha scelto il nome pensando all’importanza del Silos, luogo per conservare le granaglie, cibo indispensabile alla vita, così come il vestito. L’Edificio è stato costruito nel 1950 su quattro livelli, 4500 metri quadrati dedicati in parte alle creazioni dello stilista, altri spazi a mostre temporanee, un archivio digitale, una caffetteria e un book shop. Restaurato nell’idea di ordine e rigore geometrico in linea con la filosofia di Armani, è stato inaugurato nel 2015 per i 40 anni di carriera dello stilista.

L’agenzia fotografica “Magnum Photos” è stata fondata nel 1947 da Robert Capa, Henri Cartier-Bresson, Chim Seymour e George Rodger, con l’obiettivo di raccontare per immagini tutto il mondo. Andando controcorrente, hanno utilizzato il colore invece del bianco e nero per descrivere i luoghi, le culture e le persone, ma anche per raccontare i conflitti e la grande povertà. I loro affascinanti e importanti reportage sono stati pubblicati su riviste, periodici e quotidiani ed esposti in musei e gallerie.

Fin dalla nascita l’agenzia è diventata punto di riferimento dei fotografi di tutto il mondo che li ha accolti promuovendo il loro lavoro, appoggiando la piena libertà di espressione nel rispetto della realtà.

Oltre alle sedi di New York, ne possiede anche a Parigi, Londra e Tokyo, per garantire ai propri fotografi la più completa organizzazione nelle loro missioni in giro per il mondo a documentare la storia.

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