I funerali dell'architetto ucciso da tre marocchini in fuga dai carabinieri

Una scorta di motociclisti ha accompagnato ieri mattina il feretro di Paolo Armenise, 48 anni, ucciso da tre marocchini in fuga giovedì scorso sulla tangenziale ovest. L'architetto infatti era un appassionato della due ruote, possedeva una Harley Davidson ed era iscritto al club «Milano Chapter». Il corteo di «bikers» si è mosso alle 9.30 dall'obitorio di piazzale Gorini e ha seguito la bara fino a Stresa, dove nel pomeriggio alle 15 si è svolta la cerimonia funebre. Nelle prossime ore invece è attesa la convalida dei fermi dei tre magrebini, arrestati dai carabinieri, e accusati di omicidio colposo con dolo eventuale, oltre che di traffico di droga, il movente che li ha spinti alla folle corsa per fuggire a un gazzella dell'Arma.
Armenise era un professionista molto noto e stimato sia a Milano, dove aveva uno studio, sia a Carrara dove era nato ed era rimasto molto legato. Tanto da avere inventato «Marble weeks» un grande evento dedicato appunto al marmo, estratto dalle famose cave, in programma dal 27 giugno al 3 agosto nel centro storico della cittadina toscana. Sabato 14 era in programma la conferenza stampa di presentazione, appuntamento subito cancellato dopo la notizia della morte dell'architetto.
Armenise giovedì alle 17 stava infatti percorrendo la tangenziale ovest a bordo della sua Jeep Wrangler, diretto appunto a Stresa, sul lago Maggiore, per raggiungere i genitori. Pochi minuti prima una gazzella dei carabinieri aveva intercettato e cercato di fermare una Audi A 4 con a bordo tre persone dalla facce sospette. Intuizione giusta, erano trafficanti di droga che, alla vista della paletta, hanno accelerato imboccando a quasi 200 all'ora la tangenziale. Dopo aver fortunosamente schivato le prime macchine, l'Audi ha tamponato il fuori strada di Armenise, facendolo finire sulla corsia opposta. Una carambola mortale che non ha lasciato scampo al professionista.
Pressoché incolumi invece i tre marocchini che sono riuscisti a saltare la recinzione metallica e sparire nelle campagne.

Gli uomini della sezione investigazioni scientifiche sono però riusciti a scovare nell'abitacolo tracce di dna e impronte digitali che, incrociate con i tabulati telefonici, sono riusciti a inchiodare i tre delinquenti, arrestati nelle scorse ore dai carabinieri.

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