Cronaca locale

I milanesi rientrano già e trovano negozi chiusi Anche quelli dei cinesi

Centro e periferie sono un deserto, ma per la prima volta serrande abbassate anche in via Sarpi e in via Bramante

I milanesi rientrano già e trovano negozi chiusi Anche quelli dei cinesi

Giornata di spartiacque oggi: il congestionato rientro di ieri riporta a Milano la matassa di villeggianti che prima di Ferragosto si è snodata come ai tempi del boom economico attorno a mari, laghi, monti, e ora si riarrotola verso il centro della metropoli. Intanto s'apprestano a fare il bagaglio i ritardatari che sui treni arrivati ieri colmi rioccuperanno gli scompartimenti in partenza. Giornata di acque vere e proprie questo 19 agosto: i temporali che si formano sull'Atlantico sono anch'essi in viaggio verso l'Italia e s'addenseranno entro sera sul Nord e sulla Lombardia, rompendo il bel tempo che ha baciato la trascorsa settimana. Ieri l'«Anas» ha crocifisso col bollino rosso le strade dell'intero Stivale, bloccate in tutte le direzioni. Il traffico si è inchiodato dall'Adriatica, all'Appia, all'Amalfitana e sulle principali arterie autostradali. La crisi, che taglia ogni abitudine, non è riuscita a tagliare le code vacanziere. Il rientro verso Milano è stato pesante, ha schiacciato un'automobile all'altra, come schiacciante è stata la chiusura totale dei negozi sia per chi è rimasto qui che per i turisti, che si sono rivolti al Duomo per trovare in questa città l'unica porta che riesce a rimanere sempiternamente aperta.

Saracinesca grigia, un po' vecchia, abbassata e «griffata» dai loghi logorroici e privi di fantasia dei graffitari: questa l'immagine che scorreva come una pellicola in bianco e nero e un po' difettata sulle strade milanesi, dove i passanti non erano pochi. Per trovare una pasticceria aperta nel giorno di Sant'Elena, madre di quel Costantino di cui quest'anno Milano festeggia il tollerante editto religioso, ci si doveva trasformare in un Diogene con la lanterna che invece dell'uomo andava alla ricerca di un semplice bignè. «Chiuso per ferie»: la litania scorreva da un numero civico all'altro, quasi fosse il segno con cui si contrassegnavano i vani colpiti dalla peste.

Qualcuno ha detto che Milano nel 2015 diventerà la capitale d'Europa. Chi lo sa se l'entusiasmo di questa predizione riuscirà a portare un po' d'entusiasmo anche nei giorni a cavallo di Ferragosto, quando la metropoli sembra diventare una tentazione cancellata dal menu «a la cart» del villaggio globale. Si trasforma in una città-moglie: ad agosto Milano mia non ti conosco né ti riconosco. Il «Chiuso per ferie» è diventato così contagioso che ha appestato persino via Paolo Sarpi. Sì, i cinesi hanno ascoltato il richiamo da Sirena del benessere. Lungo la «Montenapoleone» di Chinatown e in via Bramante si trovavano cartelli in italiano e in cinese: «Chiuso per ferie». Le smanie della villeggiatura si sono impadronite del popolo stacanovista per eccellenza. Via Sarpi era una passeggiata lenta, solcata da coppiette asiatiche e africane; una vecchia con gli occhi a mandorla vendeva in un angolo una povera minestra ai passanti come nei film di una fantascienza intellettuale. Su una vetrina, la scritta appesa ad altre vetrine della città: liquidazione totale per cessata attività. Il negozio che se ne va è cinese. L'estate sta per virare verso l'autunno. Le saracinesche si rialzeranno. Milano rientrerà in se stessa.

Da moglie all'amante di sempre.

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