I No Tav alzano il tiro: occupato il Comune

I No Tav alzano il tiro: occupato il Comune

Un’irruzione in piena regola, alla loro maniera. Gli antagonisti del Cantiere (in veste No Tav) occupano il cortile di Palazzo Marino. Il motivo? Boicottare il convegno sulla legalità, organizzato in Comune da varie associazioni tra cui l’Anpi, e impedire che parlasse il loro acerrimo nemico del momento, il procuratore capo di Torino Giancarlo Caselli, che ordinò l’arresto di alcuni No Tav.
In 26 forzano la sorveglianza all’ingresso del Comune, feriscono alla mano un vigile, si piazzano nel cortile del Comune e, in una decina, riescono a entrare nella sala dove, poche ore dopo, è programmato il convegno. Comincia il solito teatrino di slogan urlati da dietro il megafono. In Comune lasciano fare. Le forze dell’ordine stanno a guardare, nessuno interviene. Per un’ora e mezza i ragazzotti del Cantiere fanno da padroni: non potrebbero stare lì, ma ci stanno e nessuno dice niente. «Stiamo trattando per farli uscire» spiega il comandante dei vigili Tullio Mastrangelo mentre va in scena la protesta. «Non vogliamo che nessuno si faccia male» prende tempo il presidente del Consiglio comunale Basilio Rizzo. «E poi - aggiunge - democrazia è anche dare la parola a tutti».
L’imbarazzo è parecchio, soprattutto quando si capisce che i cori dei centri sociali non sono diretti solo contro il procuratore Caselli ma prendono di mira il sindaco Pisapia, l’Anpi, la giunta arancione. «Il Comune fa forse finta di dimenticarsi da che parte soffia il vento? - urlano gli antagonisti - Vorrebbero farci credere che il popolo arancione è si Tav?». Come a dare un avvertimento al sindaco: guarda che sei stato eletto con i nostri voti.
Davanti al mini presidio passano in tanti, ma nessuno dice nulla, lasciano che la protesta vada avanti: Andrea Gibillini, Giovanni Confalonieri, Davide Corritore, Mirko Mazzali (che solo più tardi su Facebook fa sapere che «ero lì in qualità di avvocato»). Non si vede Paolo Limonta, l’amico dei centri sociali. L’unico scandalizzato per la protesta messa in scena nel cortile (roba che non si vedeva dal tempi di Formentini) è Carmine Abbagnale (Pdl). I No Tav fanno pure i pretenzioni e rifiutano le offerte di collaborazione. Basilio Rizzo propone di farli parlare al convegno o di organizzare un incontro pubblico in cui confrontarsi. «No - replicano gli antagonisti - parleremo solo quando non ci saranno più ragazzi in carcere preventivo». «Nessuno pensi di intimidirci» commenta il sindaco Pisapia, assente da palazzo per ragioni di salute.
Dopo aver dato ai disobbedienti il tempo e lo spazio per urlare slogan contro tutti, arriva il momento dello sgombero, prima dell’inizio del convegno. Bastano un paio di minuti per trascinare fuori da Palazzo Marino i manifestanti. E prenderli di forza per le gambe e per le braccia è proprio quello che piace a loro. Tanto che, dopo pochi minuti, eccoli seduti fuori dal portone a urlare: «Ci vogliono tappare la bocca». Un copione già visto, ma mai con così tanta tolleranza all’interno di una sede istituzionale. Tanto che il Pdl condanna «l’eccessiva accondiscendenza della giunta».
Alla fine, l’arrivo di Caselli è tranquillo, senza proteste in corso.

E lui, davanti a una sala Alessi che lo applaude per un minuto intero, non può che commentare: «Una sala così piena è la riaffermazione che la democrazia è il rispetto di tutto e di tutti ma non di chi non ha il rispetto degli altri».

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