Mille e cento chili di spazzatura sparati sottoterra a ottanta chilometri all’ora. Plastica, carta e rifiuti di tutti i tipi divisi grazie a un semplice pulsante, fagogitati attraverso delle bocche che li rendono in un attimo invisibili e inodori. Niente spazzini, niente cassonetti, niente raccolta, niente campane. Niente di niente.
Non è fanta-spazzatura. È quello che si sta realizzando nel quartiere delle ex Varesine-Porta Nuova. Il primo sistema in Italia per la raccolta pneumatica dei rifiuti. A realizzarlo una società svedese, la Envac, che ha brevettato il meccanismo e da fine degli anni Sessanta - perché è da allora che ha cominciato - ha realizzato oltre 600 impianti in tutto il mondo. Dalla Svezia alla Spagna, dalla Corea alla Germania, a Dubai passando per New York ha già toccato cinque continenti. Ora approda anche in Italia, a Milano, per interrare i rifiuti di 400 famiglie. I lavori sono già piuttosto avanti per un sistema che costa fra il milione e mezzo e i due milioni di euro.
A sfruttare i vantaggi saranno i residenti delle future Tre torri, rispettivamente di 14, 17 e 34 piani. Qui ad ogni piano sarà installata una colonnina verticale che collega i vari piani e che arriva fino al primo livello interrato. Un po’ come le vecchie colonne dei rifiuti dei palazzi costruiti negli anni Settanta, quelle in cui fino a qualche anno fa i milanesi gettavano i rifiuti. Un sistema che poi è stato abbandonato per una questione di igiene e le «bocche» dei condomini sono state chiuse.
La differenza con l’impianto creato dalla ditta svedese però - come ci tiene a sottolineare Massimiliano Salerno, responsabile della progettazione impianti dell’Envac Italia - è che i nuovi impianti sono a completa tenuta, con tubazioni saldate, senza alcun rischio di rilasci.
I milanesi delle Tre torri con il loro sacchetto di indifferenziato, plastica e carta arriveranno davanti alla bocchetta sul corridoio del piano, inseriranno il primo sacco premendo il pulsante colorato corrispondente. In questo modo «avviseranno» una valvola in fondo alla tubatura che indirizzerà nella giusta direzione i diversi tipi di rifiuto. In fondo alla colonna verticale si trova infatti una rete orizzontale dove un potentissimo getto d’aria aspira i rifiuti facendoli viaggiare appunto a 80 chilometri all’ora per 300 metri fino ad arrivare alla centrale di raccolta. Tutto sotto terra. È una sorta di gigantesco aspirapolvere che smista i rifiuti nei diversi collettori e quindi nei container che si trovano alla fine del percorso. Plastica con la plastica, carta con la carta, indifferenziato con l’indifferenziato.
Qui, in una zona appositamente predisposta, i container attraverso piattaforme sollevatrici, vengono prelevati dai camion dell’Amsa che non farà altro ogni due settimane di portare i rifiuti già chiusi nei container ai vari impianti di smaltimento.
Tutto automatico, inodore, invisibile. E con un risparmio notevole. Quantificato con l’ingegnere Salerno, parte da un minimo del 20 per cento se il sistema di raccolta è efficiente. Ma se è un sistema tipicamente italiano - del tipo porta a porta o con i cassonetti - e quindi non troppo efficiente il risparmio arriva anche fino al 30-35 per cento.
Il lavoro milanese ha innescato l’interesse anche per altre realizzazione edilizie sia qui in città che a Torino e a Roma. Ma al momento si tratta solo di studi preliminari.
L’unico neo è che l’impianto non raccoglie il vetro. Anzi il vetro, se gettato nei tubi, può danneggiare l’intero sistema. «I tubi - spiega Salerno - sono in acciaio al carbonio.
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