Cronaca locale

I vaccini entrano in fabbrica: obiettivo 400mila lavoratori

Accordo tra Regione, Confindustria, medici d'azienda. Bonometti: "Ecco la risposta concreta all'emergenza"

I vaccini entrano in fabbrica: obiettivo 400mila lavoratori

I vaccini entrano nelle fabbriche e nelle aziende. Regione Lombardia, Confindustria Lombardia e ANMA (Associazione Nazionale Medici di Azienda e Competenti) hanno presentato il protocollo d'intesa per l'estensione della campagna vaccinale alle aziende manifatturiere lombarde. «Questo protocollo - commenta Marco Bonometti, presidente di Confindustria Lombardia - è la nostra risposta operativa per contribuire concretamente al piano vaccinale, nella consapevolezza che ogni modello organizzativo è condizionato da molteplici fattori, tra cui la disponibilità di vaccino e la logistica necessaria».

L'accordo prevede, a partire dalla disponibilità del datore di lavoro, la somministrazione del vaccino da parte del medico competente in azienda a tutti i dipendenti che volontariamente aderiscono. «Il mondo industriale vuole dare una risposta concreta alla necessità di vaccinare il maggior numero di persone nel minor tempo possibile. Confindustria Lombardia - spiega Bonometti - ha individuato la disponibilità di molte aziende associate nel mettere a disposizione medici competenti e i propri locali aziendali per effettuare in totale sicurezza le vaccinazioni a tutti quei lavoratori che ne dovessero fare richiesta». «La Lombardia è antesignana di quello che succederà nel mondo del lavoro» e «sono certo che l'esempio della Regione arriverà anche sul piano nazionale» commenta Maurizio Casasco, presidente di Confapi (Associazione della piccola e media industria privata).

Secondo le stime si potrebbero immunizzare vaccinare fino a 400mila lavoratori, per poi passare anche alle loro famiglie. Il tutto a costo zero per Regione Lombardia sia in termini di risorse che di personale: «Abbiamo la possibilità di sgravare ulteriormente il servizio sanitario regionale, sia pubblico che privato» spiega Letizia Moratti, vicepresidente della Regione e assessore al Welfare: «Aggiungiamo un altro canale, parallelo a quelli già presenti. La Lombardia ha come obiettivo di arrivare entro giugno arrivare a vaccinare tutti coloro che ne hanno titolo. Questa volontà deriva anche da un andamento epidemiologico con un virus che corre e noi vogliamo correre più veloci del virus».

La chiamata del mondo produttivo raccoglie consensi, tanto che Coldiretti Lombardia ha annunciato con il presidente Paolo Voltini di «mettere a disposizione i propri uffici per accelerare il percorso di somministrazione delle dosi». Così l'Unione artigiani Milano e Monza-Brianza: il segretario generale Marco Accornero, lo ha confermato con una lettera ai vertici di Palazzo Lombardia: «Non vediamo l'ora di ripartire in totale sicurezza. Le aziende artigiane hanno un medico del lavoro competente che possiamo mettere a disposizione».

Intanto il piano vaccinale va avanti: ieri sono stati inseriti nel portale i codici fiscali dei docenti delle scuole paritarie, mentre continua la profilassi per gli insegnanti delle scuole statali con 9.285 dosi somministrate da lunedì. Per quanto riguarda la campagna over 80 ieri 347.611 adesioni sul portale e 200.472 in farmacia, 31.667 tramite i medici di famiglia. Il 9 marzo sono state effettuate 12.030 vaccinazioni agli over 80 tra prime e seconde dosi per un totale di 157.355 dal 18 febbraio. E la prossima settimana toccherà ai pazienti fragili come ha annunciato il dg Welfare Giovanni Pavesi: «Stiamo finalizzando il piano vaccinale per le categorie estremamente vulnerabili e per i pazienti in carico ai reparti oncologici, ematologici e in dialisi, all'interno delle strutture ospedaliere affidandoci ai reparti dove sono in carico per una questione di sicurezza». A questi pazienti sarà somministrato il «vaccino Pfizer, al momento l'unico vaccino adatto a questa categoria di persone, che riguarda dalle 350 a 400mila lombardi. A questo proposito Moratti ha «rivendicato» il proprio ruolo nell'avviare il processo di autorizzazione del siero Astrazeneca sopra i 65 anni: «Se non ci fosse stata Regione Lombardia questa possibilità oggi non ci sarebbe: abbiamo creato un tavolo tecnico mettendo insieme per la prima volta il ministero alla Salute, Aifa, Agenas e 4 regioni, tra cui la Lombardia.

Attraverso questo tavolo tecnico siamo riusciti a sbloccare, nessun'altro».

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