Cronaca locale

«Imprenditori in mano ai clan? La Boccassini è stata scorretta»

«Imprenditori in mano ai clan? La Boccassini è stata scorretta»

«Collusione, paura, mancanza di denaro per risollevare un'azienda in crisi e il momento storico, sono le motivazioni per cui la classe imprenditoriale non denuncia la presenza del racket. Ma sono pochi, gli imprenditori “poco puliti”, e per noi la denuncia resta la migliore carta da giocare». Ha risposto così Walter Mariani, presidente dell'Unione Artigiani di Monza e Brianza, all'esternazione di Ilda Boccassini.
Il procuratore aggiunto, al termine del maxi blitz di lunedì mattina della Dda di Milano che ha portato all'arresto di trentasette soggetti appartenenti all'ndrangheta, ha dichiarato che la classe imprenditoriale troverebbe maggiore convenienza a stare con l'Antistato e a non denunciare. Secondo Ilda Boccassini, capo del pool antimafia della Procura milanese, la cultura della globalizzazione e del denaro facile si trasforma di fatto in una sorta di omertà. Anche quando vengono taglieggiati dai clan - ha denunciato la dottoressa - quasi sempre gli imprenditori continuano a tacere.
«É evidente a tutti la necessità di eliminare completamente la 'ndrangheta – spiega Mariani – ma queste esternazioni non portano a nulla. La Boccassini sembrava parlare alla totalità degli imprenditori e non è corretto». Secondo il presidente dell'Unione Artigiani, le categorie contaminate dalla malavita organizzata sono solamente due: aziende colluse e create appositamente come lavanderie di denaro sporco e imprenditori in gravi difficoltà, che finiscono nelle mani degli usurai «Innanzi tutto nella nostra categoria di piccole e medie imprese, l'incidenza del racket è pressoché nulla – prosegue Mariani – non siamo abbastanza appetibili. Posto ciò, le aziende poco pulite sono sempre negli stessi settori, costruzioni, movimento terra eccetera. Mentre chi finisce nella morsa degli usurai, sa di aver fatto la mossa sbagliata e ha paura a denunciare. Teme per la propria famiglia e anche il fatto che le mani della malavita possano arrivare a comprare anche le persone più insospettabili».
«Eppure, nonostante ciò, affermo con forza quanto sia fondamentale denunciare. Per sentito dire conosco esperienze drammatiche di usura e racket, e nessuno di coloro che non ha denunciato ne è uscito. Al contrario, nel bene o nel male, se si vuole uscirne la strada si trova. Nel nostro territorio le forze dell'ordine sono davvero vicine, una volta fatto il proprio dovere di cittadino, si può accedere ad un credito dedicato alle vittime di usura, stanziato dalle cooperative di garanzia di Unione Artigiani, Unione Commercianti e Unione Industriali. Le leggi ci sono, basterebbe applicarle senza sconti e sconfiggere finalmente quel 4% di Pil destinato alla corruzione».
Un mondo imprenditoriale solidale, quello descritto da Mariani: ma leggermente diverso da quello rappresentato da un altro imprenditore brianzolo come Luca Radice, titolare dell'industria di famiglia “Eliche Radice”. «Questo momento storico è difficile, l'accesso al credito è un utopia, se non per chi ha i conti in regola», dichiara Radice, titolare di un'azienda leader mondiale. «A me è capitato di dare una mano a un piccolo imprenditore in difficoltà, ma nella categoria industria in genere on c'è così tanta solidarietà. Per combattere il fenomeno dell'usura bisogna agevolare l'accesso al credito in maniera uniforme, e fare in modo che tutto quello che arriva dall'Europa non finisca sempre negli stessi posti. Oggi come oggi, inoltre, in pochi sono disposti a rinunciare alla bella vita, e si sporcano.

La cultura della legalità sta sparendo e per chi vuole fare le cose per bene, la burocrazia è infinita».

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