Informazione a tappeto per battere il diabete

«Si dice che una ricorrenza serva a poco, ma credo che in questo caso sia indispensabile per ricordare che una malattia non solo si combatte ma si previene grazie all'informazione». E' il commento alla Giornata mondiale del diabete del dottor Giacomo Clerici, primario dell'unità operativa per il trattamento del piede diabetico all'istituto MultiMedica di Sesto San Giovanni. Parlare e scrivere di diabete è una missione, perché questa malattia è la più silente che esista, motivo per cui un giorno di ricorrenza all'anno non basta ma serve un'informazione continua e capillare.
Stiamo andando incontro ad una cifra impressionante: fra un decennio potrebbero esserci 500 milioni di diabetici al mondo, una vera epidemia, come è definita dall'Organizzazione mondiale della Sanità, un'epidemia diffusa da cattive abitudini di vita, quali la scorretta alimentazione e la scarsa attività fisica. La patologia maligna, che causa la maggioranza dei ricoveri ospedalieri con ingenti costi per la sanità, è il piede diabetico. «Per fortuna in Lombardia abbiamo molte equipe specializzate per evitare il peggio; le amputazioni del piede dall'inizio del 2000 sono scese al 5/7%, un successo rispetto agli anni '90 quando il dato era superiore al 20%. Oggi possiamo puntare su tecniche avanzate come la rivascolarizzazione della gamba con l'angioplastica, ma il nostro dovere è quello di prendere il paziente prima che insorga quell'ulcera al piede che crea complicazioni disastrose».
Il suo obiettivo? «Che una persona non perda più neppure un'unghia. Visito giovani di 20 e 30 anni col piede diabetico e registro un forte aumento tra gli anziani. Ignoranza e un concetto ancora troppo basso di prevenzione sono tra le cause che portano a questo». Mentre nei paesi occidentalizzati il diabete riesce ad essere tenuto sotto controllo pur registrando un continuo incremento, sta dilagando invece in zone come America Latina, Egitto, Arabia, che, arrivate a contatto con un sistema alimentare non sano, il fast food, non ne conoscono ancora le conseguenze». Troppa carne, patatine fritte, grassi e cibi raffinati sono alleati del diabete di tipo due, che viene individuato con forte ritardo a causa degli scarsi controlli del sangue.
Altro motivo della degenerazione di questo male è la non accettazione della malattia che scatta soprattutto nei più giovani. «Vorrei sfatare una credenza - prosegue Clerici -.

Il diabete non insorge per un trauma o per uno shock. Un ragazzo che ne è colpito, fa fatica ad accettare le cure ma deve farlo. In molti laboratori mondiali si sta cercando un nuovo modo per combattere la malattia, ma per ora l'insulina rimane la cura principale».

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