Insegnanti di sostegno a intermittenza Rebus istruzione per gli alunni disabili

Gli studenti con handicap hanno diritto a 12 ore settimanali Ma mancano i docenti. E le lezioni ad hoc sono dimezzate

Maria Sorbi

Sembra impossibile ma è così: ogni anno nelle aule si ripete la stessa scena. Copione identico, diversi i protagonisti. Gli insegnanti di sostegno ci sono a intermittenza, un po' si e un po' no. Arrivano, prendono confidenza con l'alunno disabile, ma non appena rompono il ghiaccio se ne devono già andare, destinati a un'altra scuola. E allora si riparte daccapo. Il preside si mette a cercare un nuovo docente, aspetta che si insedi e via al nuovo teatrino. Ogni tanto va bene, ogni tanto va male. Di insegnanti ne mancano più di 9mila e i soldi per assumerli non ci sono. Il risultato pratico è che gli alunni disabili, che in teoria sono i più bisognosi di assistenza, sono confusi, agitati, perdono i punti di riferimento e le loro giornate a scuola sono sempre un terno al lotto.

«Andiamo avanti così da un paio di anni» racconta Massimo, padre di un alunno disabile. A suo figlio, iscritto alla scuola Clericetti di Lambrate, è stato riscontrato un basso quoziente di intelligenza. Il bambino, in base ai parametri fissati dall'Uonpia (Unità operativa di neuropsichiatria per l'infanzia e l'adolescenza), avrebbe diritto a 12 ore alla settimana di assistenza: un insegnante di sostegno tutto per lui, che lo aiuti a seguire un programma su misura e lo affianchi stimolandolo a imparare in base ai suoi ritmi di apprendimento. In realtà di ore ne fa solo 8 (quando le fa) e per di più deve dividere l'insegnante con un'altra bambina disabile. Quindi, di fatto, le ore di lezione sono più che dimezzate. E lui impara la metà di quello che potrebbe.

«All'inizio dell'anno - racconta Massimo - hanno affiancato a mio figlio una maestra che, dopo appena un mese, è stata trasferita a Vigevano poiché era in graduatoria. Per settimane non è arrivato nessuno». Il preside non ha potuto far altro che attaccarsi al telefono e cercare un sostituto. E poi un sostituto del sostituto. Una telenovela che non si sa quando finirà. Di sicuro non nell'arco di questo anno scolastico. E poi ci sono i casi più gravi. Quando la disabilità non consiste solo in disturbi dell'apprendimento, in dislessia o in difficoltà a mantenere la concentrazione, allora arrivano i guai seri. La Ledha, l'associazione che sostiene i diritti degli alunni disabili, denuncia parecchi casi di genitori che si vedono costretti a tenere il proprio figlio a casa: a scuola non c'è nessuno che lo possa aiutare ad aprire la cartella, a scrivere, ad andare in bagno. Una mamma ha raccontato che la sua bambina down si è trovata un insegnante uomo che la accompagnava a far pipì. Pur di avere qualcuno che si occupasse della ragazzina, anche quello andava bene. Ma non dovrebbe funzionare così.

Viene lasciato tutto al caso: gli insegnanti di sostegno non ci sono? Si attinge all'elenco degli altri prof, di inglese o di matematica, che si improvvisano docenti specializzati. A volte va bene e il docente ci sa realmente fare, altre volte va male. A volte il prof resta per tutto l'anno, altre, spesso e volentieri, sparisce nel nulla dopo poche settimane.

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