Interventi al simulatore: il chirurgo diventa top gun

L'ordine dei medici poco tempo fa aveva sollevato il paradosso degli specializzandi lombardi: bravissimi nella teoria e super titolati ma delle frane nella pratica. Il presidente dei camici bianchi Roberto Rossi aveva anche fatto un paragone con i giovani che frequentano i corsi di aeronautica. «Gli aspiranti piloti, dopo il percorso di studi, sanno manovrare perfettamente un aereo. Gli specializzandi invece non sanno nemmeno impugnare il bisturi».
Ora arriva la risposta alla provocazione. I giovani chirurghi del San Donato prenderanno il patentino da Top Gun. Prima di entrare in sala operatoria, riceveranno la stessa preparazione dei piloti d'aereo. Grazie a un nuovo simulatore laser computerizzato che sta rivoluzionando la formazione degli specializzandi, il corso in patologia urologica (diretto da Luca Carmignani, con il patrocinio della Società Italiana di Urologia), diventa una vera e propria palestra per gli aspiranti urologi.
In aeronautica un pilota ha l'obbligo di eseguire molte esercitazioni sui simulatori di volo prima di poter pilotare un aereo - e questo gli permette di raggiungere sicurezza e padronanza delle manovre utili - ma in chirurgia fino ad oggi non era possibile un addestramento simile: gli strumenti a disposizione non erano in grado di riprodurre con sufficiente realismo la complessità di un intervento chirurgico.
Il corso del Policlinico San Donato, che si appoggia alla scuola di specialità in Urologia dell'Università degli Studi, può contare per la prima volta su un innovativo simulatore laser computerizzato che riproduce fedelmente gesti, procedure e inconvenienti della sala operatoria.
Nella parte pratica del corso - incentrato sull'ipertrofia prostatica, la patologia benigna maschile più diffusa nel mondo - il simulatore ricrea virtualmente l'ambiente dell'uretra prostatica: di fronte allo schermo si trova il resettore-laser, al centro di un sensore che ne registra i movimenti, governati dai giovani medici.
I livelli avanzati (in grado di simulare anche possibili complicanze operatorie) hanno fatto sudare perfino gli endoscopisti più esperti.


«Un costante impegno nel training in diretta - spiega Luca Carmignati, responsabile dell'unità di Urologia del San Donato - tramite simulatore o su manichini permette un più agevole completamento delle cosiddette curve d'apprendimento, ovvero del numero di procedure necessarie per poter acquisire sicurezza nel gesto chirurgico. Insieme alla realtà virtuale rimane comunque essenziale un contesto di discussione e di analisi degli errori».

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