Coronavirus

Jais: "Le Passioni di Bach anche in questa Pasqua"

L'orchestra manderà oggi in rete il consueto concerto in Duomo: "Ma il pubblico ci manca"

Jais: "Le Passioni di Bach anche in questa Pasqua"

«La musica e il nostro pubblico ci mancano moltissimo. Questa crisi tremenda anche a LaVerdi sta costando parecchio in tutti sensi, per l'aspetto economico almeno 350mila euro al mese (già un milione di euro). Sono saltati molti impegni, inviti, trasferte all'estero, e tutto quel che ne consegue». Il maestro Ruben Jais, direttore generale e artistico dell'ente - fa il punto della situazione. Ma prima di un bilancio (provvisorio) e delle ipotesi, le cose belle della musica, che danno un respiro all'anima in questi giorni di festa e di spiritualità.

«Anche se la chiusura è totale, pure noi andiamo avanti a proporre in rete» - fa sapere il maestro - Infatti, anche quest'anno, seppur virtualmente offriamo al pubblico le Passioni di Bach». Eseguite dall'Ensemble laBarocca e dirette proprio dalla bacchetta di Jais, uno specialità del genere. Le registrazioni si possono ascoltare e vedere in streaming sui social Facebook de LaVerdi e collegandosi a Youtube: questa sera alle ore 18,30 ci sarà la «Passione secondo Giovanni» (l'ultima delle due in programma, dopo la «Matteo» messa sul web giovedì scorso). Un evento, questo, diventato un classico tra gli appuntamenti culturali della città, in vista delle festività pasquali, grazie alla collaborazione con la Veneranda Fabbrica, il Duomo e il Comune. Un po' di storia. «Entrambe le Passioni bachiane - spiega il direttore - sono state scritte per il venerdì santo. La Giovanni nel 1724; sia questa sia l'altra incarnano il pensiero dei due vangeli, visioni molto differenti, da un punto di vista musicale». Due opere, due mondi molto lontani, la partitura di sabato è legata pure «all'arrivo del compositore nell'ultima città della sua transumanza, Lipsia, dove lui rimase fino alla morte, nel 1750». Pagine a suo tempo addirittura criticate, dopo essere state eseguite, «perché ritenute troppo teatrali, eccessivamente violente. I cori sono di una forza emotiva e musicale davvero impressionante». Una cosa è certa, per entrambi i titoli: il sommo espresse al massimo «la sua arte musicale del contrappunto che arrivò all'apice delle possibilità. Inoltre, ascoltando, emerge chiaramente il rapporto strettissimo con il testo attraverso quella che una volta si chiamava la retorica musicale». Vette della composizione che questa volta si potranno incontrare, ammirare in una situazione a dir poco «particolare», senza precedenti nell'epoca moderna. Niente «live» ovviamente, ma video registrati dalla Fabbrica del Duomo, negli ultimi due anni. Unica eccezione - nella chiesa nel cuore di Milano -, nel senso che sarà un evento dal vivo ma super blindato e a porte chiuse, il recital del tenore Bocelli, che domenica si esibirà in diretta all'interno della cattedrale accompagnato soltanto dall'organista sistemato a distanza di sicurezza. Un «duo» che in qualche modo, volendo, si potrebbe considerare una specie di «modello» per l'avvenire. Certo è, infatti, che la comparsa del Coronavirus ha stravolto la società facendo immaginare una realtà più complicata di prima. Parecchia la preoccupazione. «Al momento - aggiunge Jais - la situazione è poco chiara. Tutti noi, intendo orchestre e teatri, non capiamo quando e come potremo riprendere le nostre attività. Ma capiamo bene la gravità della situazione, e quindi nel rispetto delle regole non possiamo che attendere gli sviluppi». Più avanti bisognerà valutare pure la «reazione del pubblico» dice lui, come altri operatori culturali del settore: almeno nell'immediato, superata la fase acuta della crisi, difficile che tutto torni come prima, a causa anche di un'ombra e dei timori che il contagio probabilmente lascerà in eredità. «Si riprenderà, ma bisognerà vedere come. Le distanze sul palcoscenico tra gli orchestrali, le distanze col pubblico e tra il pubblico; saranno molte le domande e le ipotesi aperte», aggiunge. Non sarà un cammino semplice di ripresa. In alternativa, alla peggio, trasmettere i concerti in streaming come qualcuno sta già facendo. Altra idea: meno spettatori in sala, «ben distribuiti» e più «repliche da proporre.

«Noi innanzitutto ovviamente ci adegueremo alle indicazioni del ministero della Salute».

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