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Con la laurea in tasca e la zappa in mano

Per la prima volta negli ultimi dieci anni gli agricoltori "giovani" nel nostro paese sono infatti in aumento: +4,2% delle imprese individuali iscritte alle Camere di commercio negli ultimi tre mesi del 2012

Con la laurea in tasca e la zappa in mano. I giovani sono sempre più ambientalisti, non solo di nome ma anche di fatto. Per la prima volta negli ultimi dieci anni gli agricoltori "giovani" nel nostro paese sono infatti in aumento. La Coldiretti ha registrato un incremento del 4,2 per cento nel numero delle imprese individuali iscritte alle Camere di commercio negli ultimi tre mesi del 2012. Risultato: oggi in Italia ci sono ben 62mila imprese che hanno al timone un agricoltore che ha meno di 30 anni. Ragazzi che si sono convertiti a lavorare nel settore primario, nonostante abbiano alle spalle un percorso di studi universitario. Uno su tre infatti ha già la laurea in tasca (o sono lì l' per conquistarla), il 56 per cento ha comunque concluso le scuole superiori. Solo il 6 su cento non ha proseguito gli studi oltre le medie.

Pare che la campagna stia perdendo quell'antica patina che la relegava nel passato remoto del nostro paese, diventando sempre più attrattiva per le nuove generazioni che, viceversa, in questo settore cominciano invece a intravedere il loro futuro. Persa ormai la certezza del posto fisso, i ragazzi rispolverano l'agricoltura in cerca di nuove opportunità conquistati soprattutto dalla vita più sana e dalla maggior libertà . Secondo quanto rileva la Coldiretti la maggioranza dei giovani tra i 18 e i 34 anni tra un posto in banca in una grande città e la gestione di un agriturismo non ha dubbi: preferisce il secondo. Lavorare in una multinazionale viene scelto addirittura dal 19 per cento, meno dell'impiego in banca (23 per cento).

Lo sgretolarsi della garanzia di un posto fisso si è portato via forse la fetta maggiore di attrattiva per alcune professioni. Sulla bilancia così per molti tolta quella certezza, pesa di più fino a diventare insopportabile la ripetitività, l'ambiente malsano, scarsa gratificazione e poca libertà, contro - almeno - una diversa qualità della vita a contatto con la natura. Tant'è vero che la ricerca presentata al salone del gusto di Torino evidenzia una sorta di "rivoluzione culturale" in atto che comincia a contagiare i giovani ma in generale tutti gli italiani, sempre più pronti a cambiare vita. Alla domanda "scambieresti il tuo posto di lavoro con quello dell'agricoltore" c'è un 28 per cento di persone - quasi uno su tre dunque - che risponde di sì. Senza esitazioni. E le risposte sono eloquenti. La metà sostiene che lo farebbe perchè così, se non altro, riuscirebbe a fare una vita più sana, il 18 per cento perché si sente più libero e autonomo, il 17 per cento per il piacere di vivere in campagna mentre solo il 7 per cento è convinto che così riuscirebbe a guadagnare di più.

"Sembra essersi rovesciata la scala di valori rispetto al passato - commentano alla Coldiretti con una certa soddisfazione - quando il denaro sembrava guidare le scelte della stragrande maggioranza delle persone ed emergono sensibilità nuove che

trovano risposte anche nell'agricoltura". Così piccoli agricoltori crescono fin dalla scuola se è vero che gli Istituti Agrari registrano un aumento degli iscritti dell'11 per cento nel 2012 a scapito di quelli dei licei.

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