La Lombardia boccia Renzi Solo Milano centro dice «Sì»

Una valanga di «No» dai seggi di tutta la Regione In città il premier prevale di poco grazie al Municipio 1

Alberto Giannoni

Una valanga di No in Lombardia. E 320mila No anche a Milano. Nel capoluogo, alla fine, il Sì prevale di un soffio grazie soprattutto al voto del municipio 1 (dove il Sì sfiora il 65%). Ma il messaggio politico arriva chiaro e netto: la lettera di sfratto al premier viene recapitata anche dalla Regione più importante e dinamica d'Italia.

Alle 23 e un minuto il quadro è già chiaro. Il primo a commentare, 10 minuti dopo la chiusura delle urne, è il segretario leghista Matteo Salvini. Visti i dati dell'intera Regione, il governatore Roberto Maroni, alle 23 e 30 può esultare: «Vince la democrazia. Vince la libertà. Renzistaisereno». Fra gli azzurri «milanesi», il presidente del municipio 7 Marco Bestetti (Forza Italia) è sarcastico e più confidenziale «Matteo stai sereno». Anche l'assessore azzurro Giulio Gallera si rivolge al premier: «Non ci mancherai - gli scrive - perché sei sempre bravo a parlare ma incapace di far seguire alle parole i fatti». Il coordinatore milanese di Forza Italia Fabio Altitonante tira le somme: «A Milano vince di misura il sì solo grazie al risultato del centro storico, è una vittoria del popolo italiano e una lezione di democrazie».

Era stata una giornata di grande attesa a Milano. E di analisi disparate e fondate su un'affluenza alta. Milano ha votato più del resto dell'Italia, e questo è sempre accaduto. Ma stavolta Milano ha votato di più in un'Italia che, a sua volta, ai seggi ci è andata di buon grado. Alle 12 l'affluenza in città era al 22,8% (in Italia al 20,1). Alle 19 al 60,9% (media nazionale al 57,2). Alle 23 il dato dell'affluenza in città si è chiuso con un 71,7 di tutto rispetto, con il Municipio 1 al 75 per cento.

Già nel corso della giornata molti sostenitori del Sì erano pronti a scommettere che si stava profilando una vittoria del No (anche se qualche dirigente della «sinistra arcobaleno» schierata con il No prevedeva un'affermazione del Sì). Non è un mistero, comunque, che Milano venisse considerata una possibile roccaforte del Sì. D'altra parte la ministra e madrina delle riforme, Maria Elena Boschi, lo aveva detto chiaramente, arrivando in città alla fine dell'estate, ospite della festa dell'Unità a Porta Romana: «Contiamo molto su Milano». Lo stesso presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha dimostrato coi fatti di volersi affidare alla Regione più importante del Nord, che dieci anni fa aveva approvato le riforme costituzionali varate dal governo, allora in mano ai partiti di centrodestra.

Al momento dei primi exit poll e poi con un veloce spoglio delle schede, quelle vere, le speranze del Sì sono andate svanendo. A Milano città si è visto un testa a testa che per molti sostenitori del No era insperato. Nella provincia di Milano, oggi città metropolitana, il No ha sopravanzato il Sì. Perfino a Sesto San Giovanni. In Lombardia, con un'affluenza alta (74,6%) il No è stato largamente in vantaggio da subito.

Le sirene renziane, dunque, non hanno incantato gli elettori di centrodestra.

I moderati, - quel popolo che a giugno si è fatto vedere e sentire nelle urne per le elezioni comunali, sfumate per un soffio - hanno scelto. Moderati e liberali, purtroppo per Renzi, sono andati a votare ma hanno votato No.

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