Cronaca locale

Luini, una saga familiare di alta scuola lombarda

«Questa mostra? È una parabola familiare, è allestita come un grande romanzo popolare», ci dice Giovanni Agosti che con Jacopo Stoppa ha curato la più grande retrospettiva mai dedicata a uno dei protagonisti dell'arte del Cinquecento in terra lombarda: quel Bernardino Luini che i contemporanei chiamavano «Il Raffaello di Lombardia». «Bernardino Luini e i suoi figli», da oggi a Palazzo Reale, con il contributo del comune, della soprintendenza di Milano, dell'Università Statale, della Pinacoteca Ambrisiana, prodotta da 24Ore Cultura e Arthemisia Group, con il sostegno del Cosmit e di Ford (fino al 13 luglio, catalogo Libraria) era già stata annunciata da Stefano Boeri, ai tempi del suo assessorato. Poi è rimasta in sospeso e ora, nelle convulse giornate del Salone del Mobile, inaugura con un percorso punteggiato da duecento opere.
Il nucleo forte dei dipinti non arriva da lontano: è qui, nella nostra terra, che Bernardino fu amato e apprezzato. Da Brera, dallo Sforzesco, dal Poldi Pezzoli e dall'Ambrosiana giungono alcuni dei pezzi più significativi, cui vanno sommati prestiti dall'estero (spicca su tutti il «Ritratto di Signora» dalla National Gallery di Washington). E così da oggi il piano nobile e la Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale sono occupate dalla pittura, perlopiù religiosa, dei Luini: «Abbiamo voluto mostrare al visitatore una saga familiare, quella di Bernardino e dei suoi quattro figli, che riuscirono a creare una bottega d'arte apprezzata e molto produttiva. C'è un aspetto di serialità dell'arte dell'epoca che non può essere dimenticato, e così in mostra ci sono picchi di bravura come la celebre «Madonna del Roseto» di Brera, e pezzi di mestiere di valore diverso»¸ spiega Jacopo Stoppa.
Bernardino Luini, nato a Dumezia, sul Lago Maggiore, intorno al 1480, figlio di fruttivendoli, dopo aver cercato fortuna in Veneto, riuscì a mettere in piedi una bottega capace di creare opere per le principali chiese di Milano, come Santa Maria delle Grazie e Sant'Eufemia. Bravissimo negli affreschi, ha realizzato cicli pittorici alla Certosa di Pavia, a Chiaravalle, a Saronno: in mostra sono esposti i video di questi lavori. Leonardesco nell'attenzione ai dettagli della natura, Luini ha ben appreso la lezione di Raffaello: le sue Madonne, sebbene dotate di una grazia diversa rispetto al maestro urbinate, hanno quella compostezza e quel classicismo moderato che il pubblico di tutto il mondo ha a lungo apprezzato.


Articolata in dodici sezioni allestite da Piero Lissoni, la mostra parte dal contesto lombardo, con la pittura intensa di Vincenzo Foppa, e procede con le influenze venete, per poi soffermarsi sui lavori più noti, come le decorazioni a Villa Pelucca di Sesto San Giovanni e a Santa Marta: Luini sa come mettere su tavola quelle istanze di rinnovamento tanto care alla Chiesa del Cinquecento e non ha eguali nella pittura devozionale, di cui crea una sorta di «formula» nella postura delle Madonne, che gli vale molta fortuna presso i committenti.

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