La lunga agonia del cinema Imperiale: chiuso da 20 anni e ancora abbandonato

La sala in corso XXII Marzo. Ingressi transennati e saracinesche imbrattate

Sabrina Cottone

C'era una volta il Cinema Imperiale e già il nome fa venire in mente gli Anni Venti, così come la sala da ballo che allietava il piano di sopra. Difficile immaginare quel che è stato, inclusi i filmetti di serie b e c che sono venuti negli anni successivi, se oggi guardi le cinque saracinesche al numero 14 di corso XXII Marzo, imbrattate da scritte e graffiti, sotto un palazzo dall'aria poco rassicurante, protetto da transenne bianche e rosse che invitano i pedoni a stare alla larga.

Siamo a pochi metri da piazza Cinque Giornate, sulla strada che lungo il tribunale porta verso il Duomo. Poco lontano i Bagni Misteriosi, la piscina Caimi luogo cult dell'estate milanese. E il Mercato del Suffragio, altro polo d'attrazione dello street food, dove puoi mangiare oppure fare la spesa dell'ultimo momento. Quartiere frizzante, dove tra un'odorosa torrefazione e un negozio di elettronica, può apparire un ex cinema che ha chiuso i battenti negli Anni Novanta e che, abbandonato da allora, sta cadendo a pezzi.

La proprietà dell'ex cinema è privata. Ma i cittadini del quartiere hanno comunque preparato un'istanza da presentare in Comune e in Prefettura, per chiedere almeno di mettere in sicurezza lo stabile. La raccolta di firme è già partita e sono in molti ad aver aggiunto il proprio nome e cognome alla lista. Non solo associazioni e negozianti, ma anche semplici abitanti del quartiere, che si ritrovano il sabato mattino al mercatino di prodotti a chilometro zero nella piazzetta davanti alla chiesa del Suffragio. L'intenzione del comitato, raggiunto un congruo numero di firme, è di chiedere un incontro in Comune e, pur sapendo che si tratta di una proprietà privata, di allegare desideri e proposte per quel luogo in stato di abbandono da oltre vent'anni.

Non si è sempre chiamato Imperiale il cinema scomparso. Dopo una ristrutturazione, diventò Cinema XXII Marzo e così è più conosciuto tra i milanesi che l'hanno visto funzionare fino alla metà degli anni Ottanta, quando la crisi delle sale l'ha condannato a morte. A un certo punto, forse sperando di attirare spettatori, il Cinema concedeva qualche giorno ai film di erotismo all'italiana e arti marziali alla cinese.

Fu così che dal pulpito don Andrea Betti, il Baden delle Aquile randagie diventato parroco della chiesa del Suffragio, invitò i fedeli a non frequentarlo e a preferire pellicole più edificanti. Magri non per questo, ma la programmazione salì di livello. Molti anni dopo, chiuse i battenti. Fin qui il passato, ora tocca al futuro.

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