Il ragazzo di Baggio potrebbe tornare. Maurizio Lupi sogna di fare il sindaco di Milano, questo è fuori discussione. Ed è giusto così. Perché a Milano è nato - quartiere Olmi, zona 7 - a Palazzo Marino ha avuto la sua prima importante esperienza amministrativa e a Milano immagina una pagina gratificante del suo futuro politico, dopo la lunga stagione romana - gratificante e poi amara - alla Camera, al ministero delle Infrastrutture e infine al gruppo parlamentare.
Il ragazzo di Baggio ormai ha 56 anni ed è pronto per un impegno fra i più difficili che si possano immaginare: candidato e poi (elettori permettendo) sindaco di Milano, in quel Comune dove è stato «assessore intelligente» con Gabriele Albertini, in quella giunta che progettò una bella fetta dell'attuale città, quella avveniristica e moderna che (oggi) piace anche alla sinistra.
Lupi può tornare perché è stimato anche negli altri partiti (compresa la Lega Nord, più di quanto non si dica). È solido, non votatissimo ultimamente ma conosciuto e attrezzato. E oggi non ha molti rivali. È quel che si dice un candidato naturale. Ma c'è un però. Lupi tornerà solo se la politica lo vorrà. E la politica oggi chiede di soddisfare una condizione: deve essere risolto il nodo della collocazione. Di là Renzi, il Pd, il governo (con tutto ciò che comporta), di qua Forza Italia, la Lega, Fratello d'Italia e l'opposizione. Aiuta la Regione. Al Pirellone governato da Roberto Maroni l'alleanza c'è già ed è anche solida (le prove recenti lo testimoniano). A Lupi non resta che scegliere. Non è facile ma l'impressione di una sua vecchia conoscenza centrista è che l'inerzia politica lo aiuterà a fare il passo decisivo. Saltare il fosso.
Il patto che tiene Renzi al governo è di giorno in giorno più fragile. Gli ultimi formidabili colpi assestati all'alleanza Pd-Ncd sono arrivati sul progetto Cirinnà, il disegno di legge che regola le unioni civili. Per avere un'idea della distanza che separa gli umori delle due basi (centristi e democratici) basterebbe ascoltare l'audio dell'applauso con cui - al convegno sulla famiglia in Regione - è stato accolto un passaggio del discorso pronunciato dal presidente del Consiglio regionale, Raffaele Cattaneo. «Ci sono temi - ha detto l'ex assessore, oggi Ncd - su cui si può decidere anche di non sostenere più un governo».
La ministra delle Riforme Maria Elena Boschi, considerata tanto determinata quanto fedele interprete degli umori politici di Renzi, ha mandato un mezzo avviso di sfratto a Ncd, che viveva peraltro giorni già difficili, fiaccato com'era da abbandoni annunciati o previsti. Potrebbe avvicinarsi il momento giusto. La Lega di Matteo Salvini ha ammorbidito il suo veto. Maroni è pronto. Forza Italia (sembra) lo stesso. E il ragazzo di Baggio?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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