Il maestro senza nome del '500 rivive nella chiesa del Naviglio

Finito il restauro di un grande affresco in San Cristoforo Atribuito a un artista rinascimentale allievo di Leonardo

C'è un maestro che è rimasto sconosciuto per secoli, nascosto sotto il peso di malte grigie e intonaci moderni. Oggi, come tasselli di un mosaico, le sue opere riprendono forma grazie alla mano esperta e sapiente dei restauratori. Un percorso inverso, fatto di studi e confronti, frammenti che gli studiosi riconoscono e mettono in fila. È così - con la forza di questi capolavori immortali ritrovati in tutta la Lombardia - che un artista andato perduto, viene ora riscoperto e apprezzato.

Un anonimo che prende forma proprio grazie ai suoi lavori eccezionali: traccia indelebile che neppure il tempo è riuscita a cancellare. Di lui si sa che è stato un artista rinascimentale influente, vissuto nei primi anni del Cinquecento, allievo di Leonardo, influenzato da Bernardino Luini, da Bramantino, che ha studiato Raffaello che è stato a Roma per studiare e migliorare la tecnica insieme ai più grandi del suo tempo, e che proprio in Lombardia ha disseminato i suoi affreschi, chiamato dalle famiglie più influenti: Mantegazza, Castiglioni, Sforza.

È la dottoressa Cristina Quattrini della sovrintendenza per i beni culturali che spiega: «Un artista che ha lasciato opere dal valore inestimabile, realizzate non per imitazione, ma con una personalità originale, di carattere». È questo il profilo disegnato dagli studiosi del maestro dei Santi Cosma e Damiano, la prima opera a lui attribuita, pregevole affresco oggi conservato nella Pinacoteca Civica di Como.

Oggi, l'ultimo tassello che ci fa apprezzare meglio questo maestro rinascimentale arriva dalla chiesa di San Cristoforo, sul Naviglio Grande di Milano, chiesetta illuminata dalla forza di una comunità di fedeli viva e attenta, gestita da un irriducibile e carismatico don Pier Luigi Lia, sacerdote professore all'Università Cattolica che si è prodigato per la realizzazione dei lavori di restauro iniziati nel 2011. E da allora un turbinìo di sorprese hanno coinvolto la chiesa. Mentre i restauratori dello studio Formica lavoravano sul recupero dei frammenti dell'arco, sono saliti nel sottotetto e si sono ritrovati davanti alla grande sorpresa. È la dottoressa Parodi dello studio Formica che spiega: «Una volta saliti sul solaio, ci siamo trovati di fronte a un'opera grandiosa e integra; un Dio Padre benedicente avvolto in una nuvola di cherubini. È così che ci siamo resi conto che i frammenti su cui stavamo lavorando erano solo una piccola parte di un più grande affresco». Davanti ad un'opera così importante e ancora così ben conservata, grazie alle travi del tetto che hanno fatto da protezione agli agenti esterni, sono iniziati gli studi di attribuzione.

La ricostruzione del profilo di questo maestro è stata avviata nel 1981 da Mauro Natale, che ha avvicinato agli affreschi di Como a quelli della cappella di Santa Caterina dell'abbazia di San Donato a Sesto Calende e una più tarda pala proveniente dal Luogo Pio di Santa Corona a Milano. In seguito il catalogo del Maestro è venuto acquistando una consistenza sempre maggiore con l'aggiunta di altre opere milanesi. Più recentemente è stata aggregata la decorazione delle cappelle di San Gerolamo a Biella e sono stati attribuiti al maestro dalla dottoressa Quattrini, gli affreschi nell'oratorio di Santa Maria a Casatico, a Siziano, tra Pavia e Milano.

«Ora il nostro

progetto è quello di riuscire a togliere una parte del soffitto a cassettoni in legno che copre l'affresco. Sarebbe una bella soddisfazione poter dare a tutti la possibilità di ammirare quest'opera ritrovata quasi per caso».

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