Maroni punta sul centrodestra «Candidato unico per Milano»

Il governatore leghista propone un'alleanza col centro Ncd esulta. Gelmini: «Insieme se la Lega è responsabile»

«Questo percorso deve portare a una candidatura unitaria per riprenderci Milano». Il presidente della Regione, Roberto Maroni, è un convinto sostenitore del centrodestra allargato, dalla Lega a Ncd alle liste civiche. Manda un segnale distensivo anche sulla Sanità, dopo che il ministro Lorenzin ha ribadito le perplessità espresse da Ncd: «Riunirò un tavolo per una proposta condivisa con il ministro». E lunedì inaugurerà la Pedemontana insieme con il ministro Maurizio Lupi. Un assist colto al volo dal coordinatore cittadino di Ncd, Nicolò Mardegan: «La scelta di un nome unico per le comunali del 2016, indicata oggi dal presidente Maroni e che ci ha sempre visti favorevoli, è la sola possibile per mandare a casa Pisapia». A frenare, o meglio a chiedere chiarezza, è la coordinatrice regionale azzurra, Mariastella Gelmini: «Confermo la lettura di Maroni sul percorso di riavvicinamento tra le forze di centrodestra in vista delle amministrative di Milano 2016. Un percorso a ostacoli ma ininterrotto. Tutti però devono fare scelte chiare e coerenti, che non dividano la coalizione. Le uscite di Salvini non sempre vanno in questa direzione». E in effetti era stato lo stesso Maroni a definire non facile il percorso unitario: «L'impegno c'è, anche se vedo difficoltà e problemi».

Per confermare che il suo cuore leghista batte verso il centro, Maroni apre a Pierferdinando Casini come candidato al Quirinale: «Mai voterei Amato, solidarizzo con Casini perché siamo stati compagni di strada politica. Con Salvini penseremo e valuteremo, anche se penso che alla fine voteremo un candidato nostro». Il messaggio arriva da uno dei grandi elettori del Quirinale, appena votato dal consiglio regionale: si sa come nei momenti decisivi anche una scheda pesi.

Il consiglio regionale, secondo le previsioni, ha scelto i tre delegati. Dettaglio singolare: sono tutti di Varese. Accanto a Maroni, il presidente del consiglio regionale, Raffaele Cattaneo, e il segretario del Pd, Alessandro Alfieri. Tutto come previsto, incluso il mal di pancia di non pochi consiglieri, azzurri, leghisti e di sinistra, che nel segreto dell'urna hanno fatto mancare il loro voto ai tre consiglieri. Maroni ha preso 40 voti, Cattaneo si è fermato a 32 e Alfieri a 21 (la conta dei consiglieri del Pd e del Patto civico).

Nel 2013, all'inizio della legislatura regionale, Maroni aveva preso 49 voti, Cattaneo 47 e Umberto Ambrosoli, coordinatore del centrosinistra, era arrivato a quota 31, grazie ai voti del Movimento 5Stelle. Questa volta i nove grillini hanno votato tutti il proprio candidato Andrea Fiasconaro, che è arrivato a quota 15. In mattinata, la caccia tra gli scontenti aveva impensierito soprattutto il candidato del Pd, che però ha portato a casa tutti i suoi. Alla fine, a perdere voti è stato Cattaneo: su una maggioranza di 49 si è fermato a quota 32.

Forse i leghisti hanno votati 5Stelle? Quanto a Maroni, tre suoi voti sono stati annullati perché mancava il nome di battesimo (e in aula c'è anche la consigliera Daniela Maroni...). Errore o dispettuccio? Nei corridoi del Pirellone se lo chiedevano in tanti.

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