C'è anche una guarigione con tanto di cartella clinica, anche se i Gesuiti fanno fatica a parlare di miracolo e di beatificazione, se non altro perché lo stesso cardinale Carlo Maria Martini, padre gesuita, non era tra coloro che si appassionavano alle cause dei santi. E però il tempo passa e non si sedano le emozioni del momento della sua morte, quel 31 agosto del 2012 che ammutolì il mondo cristiano e non solo, e dei giorni precedenti il funerale, celebrato il 3 settembre in Duomo, dopo che una fiumana di gente si era riversata in cattedrale per l'ultimo saluto. Il 31 agosto prossimo dalla sua morte saranno trascorsi cinque anni, l'intervallo di tempo necessario per chiedere l'apertura di una causa di beatificazione. Naturalmente non è sufficiente che sia passato un lustro: perché il vescovo accetti la richiesta, tra la gente deve essere chiara la convinzione della santità della persona e l'efficacia della sua intercessione presso il Signore. Tutte cose di cui sono convinti in tanti, che si inginocchiano sulla sua tomba in Duomo e che mandano messaggi, testimonianze e documenti alla Fondazione Carlo Maria Martini.
«Fin dalla coda in piazza Duomo, prima dei funerali, abbiamo cominciato a sentire persone che avevano i loro ricordi del cardinale e desideravano condividerli» spiega padre Giacomo Costa, vicepresidente della Fondazione e presidente della Fondazione culturale San Fedele. «Un santo è una persona che continua a ispirare l'oggi - dice ancora padre Costa -. Pensiamo che la prima cosa sia questo far in modo che il suo patrimonio non venga disperso. Che il suo patrimonio sia vivente, è il primo passo per tutti i processi canonici, che non possono che riconoscere quello che già c'è. Una volta che si riconosce che lui continua a esserci, a ispirarci, a stare con noi, poi si può farlo riconoscere canonicamente anche dalla Chiesa». Un passo dietro l'altro.
La Fondazione adesso prosegue nella raccolta di documenti partita alla fine dell'estate di cinque anni fa. Il 18 febbraio, dalle 12.30 e per tutto il pomeriggio, in San Fedele prenderà il via una Call for documents che continuerà domenica 19 e poi nei mesi successivi, sia on line sul sito www.fondazionecarlomariamartini.it che consegnando personalmente documenti cartacei, fotografie, file digitali che siano testimonianze di un incontro con il cardinale. «Chi lo ha conosciuto e ha ricevuto da lui un bigliettino, un video, una foto, qualunque cosa che lo riguardi, potrà portarceli perché possano essere condivisi con tutti» spiega Chiara Daniele, responsabile del progetto Archivio Martini. Ogni settimana, si potranno portare i materiali in Fondazione oppure caricarli su una sezione del sito. Saranno così accessibili a tutti.
Conclusa la raccolta dei documenti su Martini, partirà la fase successiva: una collezione delle memorie e dei ricordi propri del cardinale, incluse eventuali grazie ricevute. Tutto materiale che si andrà ad aggiungere a quel che già esiste e non è poco.
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