Cronaca locale

«La mia terza Ondine affascinante e pericolosa»

«La mia terza Ondine affascinante e pericolosa»

L'amore terreno trionfa sul sogno irreale. Debutto estivo per Ondine lo spettacolo tratto dal testo di Jean Giraudoux, l'autore d'Oltralpe scomparso a Parigi nel 1944, diretto da Andrée Ruth Shammah che ne firma la terza regia, riportando sulle scene del teatro Franco Parenti, la favola nera della dea acquatica, questa volta con la compagnia de Il Don Giovanni di Filippo Timi, spettacolo sold out della stagione invernale. «Ogni volta è tutto diverso - spiega Andrée Ruth Shammah - la prima volta (nel 1994) a Villa Reale, protagonista Isabella Ferrari, pensai ad una scenografia da ambientare in uno spazio naturale, in linea con l'idea dell'allora assessore Daverio che stava lavorando ad un recupero degli spazi cittadini. La seconda volta coincise, invece, con la presentazione del nuovo teatro e Ondine con il suo misurarsi con l'impossibile, era perfetto per dare corpo alla realtà che superava le aspirazioni. Questa terza volta la sollecitazione nasce dalla compagnia del Don Giovanni, anche se la vera molla è stata Marina Rocco, una rivelazione non solo per la sua bravura, ma per la sua naturale simpatia e per l'empatia che instaura con il pubblico». La bellezza del testo di Giraudoux e le immagini lievi e mutevoli della scenografia accompagnano, fra il foyer e la sala grande, un atto d'amore verso tutto ciò che non si può possedere, ma anche un divertimento giocoso che con delicatezza e ironia trasforma il teatro in bosco, castello, corte, notte stellata. Ondine è la storia dell'incontro fra un cavaliere errante, spinto dalla sua donna a superarsi in avventure impossibili, e una creatura acquatica che in un attimo e per sempre, se ne innamora fino ad accettare il tradimento dell'amato che ritornerà dalla sua donna e per questo morirà. «La vera novità di questo spettacolo - continua Shammah - è il ribaltamento della visione del testo. Il cavaliere visto nella contemporaneità, rappresenta un uomo di oggi che scappa dall'amore. Ma se prima, l'idea dell'amore romantico funzionava, oggi scappare dall'illusione di un amore fantastico è una cosa saggia». Il sogno che svanisce smuove comunque in noi emozioni, contraddizioni, pensieri e ci induce ad una riflessione. «Perché - continua la regista - Ondine, personaggio straordinario, in realtà è pericoloso. Oggi, sempre di più, non bisogna fantasticare, ma agire, stare nella realtà delle cose, accettarla e andare avanti.

E in questo senso, ho voluto che la storia finisse con il cavaliere che muore tra le braccia di Beralda, la sua donna terrena, che lo piangerà stringendolo tra le braccia'» Un testo «incantatorio e incantevole» in cui il pubblico sarà chiamato ad interagire attivamente nella costruzione dell'affascinante gioco del teatro, sempre sospeso tra realtà e finzione.

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