Milano con gli alunni al Quirinale La scuola-ghetto diventa modello

Sarà la scuola «Radice» di via Paravia a rappresentare Milano oggi alla cerimonia di apertura dell'anno scolastico al Quirinale a Roma. Saranno 6 bambini della quinta elementare della scuola frequentata quasi totalmente da alunni con genitori stranieri a incontrare il presidente Napolitano. Insieme a loro anche 5 diciottenni dell'ultimo anno del liceo Manzoni, la paritaria del Comune i cui studenti saranno protagonisti di Expo 2015. Una scelta precisa dunque quella fatta dall'assessore all'Istruzione Maria Grazia Guida. Che motiva così: «Siamo orgogliosi - ha detto infatti - di portare al Quirinale questi 11 studenti milanesi. Riteniamo che essi rappresentino al meglio una città che guarda al futuro, aprendosi ai nuovi cittadini e che coglie l'occasione di Expo per costruire percorsi formativi di eccellenza». La scuola di via Paravia viene definita la scuola «dell'integrazione» e con questa motivazione viene portata a rappresentare Milano. «È una forzatura - puntualizza Mariolina Moioli ex assessore all'Istruzione del Comune di Milano - Una forzatura strumentale, che non tiene conto dei bisogni dei ragazzi di reale integrazione ma ne fa così un fatto politico. Anche perché la città di Milano ha un numero significativo di bambini inseriti in tutte le scuole in modo più equilibrato». Un squilibrio quello di via Paravia sul quale aveva nutrito qualche dubbio anche lo stesso provveditore Giuseppe Petralìa. Subito, all'indomani del primo giorno di scuola. E ancora i dubbi non sono ancora sciolti. «L'iniziativa del Comune nasce senz'altro con le migliori intenzioni - ammette Petralìa - è una scelta che vuole avere un suo significato. Però non si può dire che la scuola di via Paravia sia rappresentativa della realtà milanese». Vero è che quella di Milano «è una realtà complessa e rappresentarla tutta non è facile. Però in questo modo si marca solo uno degli aspetti. È un gesto simbolico che spinge anche un po' in una certa direzione». L'ufficio scolastico infatti deve ancora pronunciarsi se continuare a mantenere la prima classe attivata quest'anno (lo scorso anno non fu permesso). I bambini che si sono presentati il primo giorno di scuola erano appena una decina e la scuola mancava di un progetto che stimolasse maggiormente l'integrazione. «Ora grazie all'impegno della preside con la scuola di via S.Giusto il progetto c'è, i numeri delle presenze si sono assestati al limite, 17-18 bambini. Stiamo valutando con il direttore Colosio di dare un anno di tempo perché le cose funzionino a regime». Però come fa notare Petralia «l'integrazione deve essere integrazione. Cosa che non ci può essere se ci sono elementi di una sola condizione».

La scuola di via Paravia immersa in mezzo alle case popolari di San Siro abitate quasi totalmente da stranieri è frequentata da 85 bambini di 4 classi: 12 bambini sono di nazionalità italiana e 73 di nazionalità straniera anche se 50 sono nati nel nostro paese. «Portano sei bambini a fare una bella gita», commenta la Moioli per dire che «rispondere ai reali bisogni di integrazione è un'altra cosa».

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