Milano è ancora il regno degli chef

Nuovi premiati dalla guida Michelin (tra cui un giapponese). Declassati Trussardi e Pont de Ferr

Milano è ancora il regno degli chef

Potere della carta. E della storia. Se è vero che il multiforme pianeta food si arricchisce ogni giorno di nuovi veri o presunti opinion leader e di media che viaggiano dal digitale terrestre alla rete internet alla pay tv, quando canta la «rossa» stanno tutti zitti. E prendono appunti. Perchè poi alla fine le famigerate stelle coniate nero su bianco dalla guida Michelin restano il punto di riferimento cardine di chi si occupa di alta cucina. E di tutto il sempre più folto pubblico dei «food lovers». La presentazione milanese della nuova edizione ha poi un sapore particolarmente intenso. A nessuno infatti sfugge che il gustoso viaggio che «merita una deviazione» faccia capolinea soprattutto in terra lombarda che anche questa volta si configura come la regione a più alto numero di ristoranti stellati: ben 56 di cui 48 con un solo titolo, sei con due e due con tre. Milano, manco a dirlo, regge la bandiera anche prima che sbarcasse Expo, con ben 14 locali stellati. Si parla di ristoranti ma, si sa, sono i cuochi (pardon gli chef) a fare la differenza. E quelli fregiati dalla stella sono contesi e strapagati come i calciatori. Nel bene e nel male. Nel senso che quando cambiano casacca - o si mettono in proprio - spesso è la squadra vecchia a farne le spese. Gli esempi non mancano a un passo da casa. Come quello del «Pont de Ferr» di Ripa di Porta Ticinese che nella nuova guida perde la stella brillantemente conquistata sotto la regìa dello chef uruguajo Mathias Perdomo che da oltre un anno ha inaugurato il suo «Contraste» in via Meda 2. E pochi si stupiranno se sarà proprio il Contraste la new entry dell'edizione Michelin 2017... Per non parlare del Trussardi alla Scala che di stelle ne aveva addirittura due quando ai fornelli c'era Alessandro Berton e che, dopo passate reggenze come quella di Luigi Taglienti, ha perso anche l'ultima. C'est la vie. Ma passando alle notizie buone, ecco che proprio sotto la Madonnina compaiono quest'anno tre neoimpalmati, che corrispondono a tre novità dell'alta ristorazione. Il primo riguarda i ristoranti «Seta by Antonio Guida» all'interno del Mandarin Oriental, l'hotel di lusso della celebre catena inaugurato quest'anno nel quadrilatero. Il premio, recitano i giudici, va a una cucina «che abbraccia terra e mare, proponendo piatti dall'intrigante intreccio di sapori e influenze orientali, che dall'Italia raggiungono mete internazionali». La seconda new entry conferma la tendenza sempre più fusion della cucina contemporanea. Dopo il giapponese Iyo, primo stellato in Italia, il titolo ora va anche al Tukuyoshi di YoJi Tukuyoshi, ex braccio destro nientemeno che del tristellato Massimo Bottura. Il cuoco nipponico è stato premiato per la sua «cucina tricolore inedita, reinterpretata con sguardo nipponico, tecnica sopraffina e forte personalità». Un premio che desta sensazione, anche perchè Tukuyoshi ha sede nell'ex ristorante di Wicky Priyan (trasferitosi in corso Italia), di cui in molti si aspettavano la stella quasi per le stesse motivazioni...

Infine, un premio a Filippo Gozzoli che ha preso in mano il nuovo fiammante Armani Ristorante in via Manzoni. Una stella più che attesa visto che Gozzoli, giunto da New York per dare un'anima al griffato locale, è stimato come uno dei cuochi più creativi made in Italy.

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