Cronaca locale

Minori rapinavano coetanei "per comprare abiti firmati"

Gang di ragazzini italiani terrorizzava un quartiere del centro. Decisi a tutto pur di postare il bottino su Fb

Minori rapinavano coetanei "per comprare abiti firmati"

Angoscia e tormento. Tra furti, rapine, assalti e scippi a coetanei la banda di ragazzini era diventata l'incubo della zona. Ancora più fastidiosi i minorenni per quel loro «vezzo» del trofeo, le foto dei loro «bottini griffati» (o comunque di valore) postati su Facebook, immediatamente dopo le aggressioni. Insomma una beffa insopportabile questa consuetudine da bulli. Alla fine rivelatasi un'arma a doppio taglio, che li ha traditi e consegnati nelle mani della polizia. E messo fine al loro chiodo fisso per capi e oggetti di culto: oltre al denaro, che comunque serviva per acquistare abbigliamento e oggetti firmati, quindi, cappellini di marca e cellulari di ultimissima generazione razziati ai coetanei.

Un'indagine non facile quella della squadra investigativa del commissariato Monforte Vittoria. «Da un certo punto in avanti bastava la presenza dei componenti della gang - sette ragazzini (due dei quali diventati maggiorenni nel frattempo) e tutti, a parte il leader, provenienti da famiglie normalissime e perbene - e le vittime sapevano già che dovevano consegnare tutto ciò che era in loro possesso in quel momento» ci spiega Giusi Suma, da pochi mesi dirigente del commissariato di via Poma, già capo di gabinetto della questura di Milano e, ancora prima, stimatissima vice dirigente della Digos con una lunga e proficua esperienza nella sezione antiterrorismo sempre nell'ufficio politico di via Fatebenefratelli.

In tutto sono 19 i casi contestati alla baby gang nell'ordinanza di custodia cautelare. Tutti reati messi a segno tra maggio e ottobre, puntando coltelli contro le giovani vittime, spaventate a dovere. Dopo la richiesta di ordinanza, però, il gruppo non si è fermato e il numero definitivo degli episodi arriverebbe a oltre 30. La banda obbediva agli ordini di un 17enne (oggi maggiorenne) italiano di origini tunisine, figlio di un pregiudicato. Il ragazzo è stato arrestato già a ottobre in flagranza e con l'emissione dell'ordinanza è stato trasferito al Beccaria. Un altro 18enne e un 15enne sono stati invece affidati a una comunità fuori Milano. Altri quattro minorenni, dai 15 ai 17 anni, infine, sono stati denunciati.

Il fenomeno criminale delle baby gang raggiunse il proprio apice tra il 2012 e il 2013. Secondo i dati registrati dalla Dia (Divisione investigativa antimafia) in quel biennio infatti i giovanissimi che emulano le organizzazioni criminali adulte, scimmiottandone la struttura gerarchica, i codici di condotta, il lessico, il vestiario e, soprattutto, le tecniche, misero a segno ben il 68.2 per cento dei reati totali compiuti in Italia da minori.

Ora il fenomeno è diminuito, ma non certo scomparso.

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