Cronaca locale

«Il mio bel quartiere è ostaggio» E il sindaco alla fine ha risposto

Identità e degrado, lo sfogo della cronista del Giornale Sala replica sui social: «A dicembre il piano-periferie»

di Federica Venni

Strano mestiere quello del cronista. Uno passa le giornate a inseguire i politici per strappare qualche dichiarazione sul tormentone del momento e poi basta un post su Instagram per avere la tanto agognata risposta.

Tema del giorno: la sicurezza nella zona intorno a via Padova dopo l'agguato di sabato scorso in Piazzale Loreto. Brevissimo riepilogo: il sindaco Beppe Sala, lunedì, a margine di un incontro a Quarto Oggiaro con la presidente della Camera Laura Boldrini, dice che a Milano «servirebbero un po' più di militari». E ieri annuncia che sabato vedrà il ministro Angelino Alfano insieme al prefetto Alessandro Marangoni a Palazzo Marino per parlare dell'impiego dei soldati. Alcuni pezzi di sinistra insorgono, il centrodestra rivendica la paternità dell'utilizzo dei soldati nei quartieri più critici della città. Scoppia il caso: vogliamo gli uomini in mimetica in via Padova? Chi vive in quelle vie sarà ostaggio a vita delle gang di latinos che regolano i conti tra loro in mezzo alla strada neanche fossimo a Caracas? Sono le domande che, probabilmente, molti milanesi, soprattutto chi abita in quei quartieri, si sta ponendo e si pone da tempo. E siccome chi scrive è una cittadina che non abita tanto lontano da quella che i radical chic hanno ribattezzato come NoLo (North of Loreto), la Brooklyn degli hipster e dei creativi sotto la Madonnina, ho scritto un post su Instagram e su Facebook. Quello che penso di questa semiperiferia lo dico da tempo: è una delle più belle di Milano dal punto di vista urbanistico. Vecchie case di ringhiera, palazzi bassi, botteghe storiche e scorci urbani impagabili. Da Greco a Turro, da Crescenzago alla Martesana, da quel gioiellino di piazza Morbegno al Casoretto è un tuffo nella più suggestiva vecchia Milano. Peccato però che il fascino di questi luoghi sia ostaggio, ormai da decenni, di criminalità e degrado. Extracomunitari di ogni provenienza che vivono in dieci ammassati in monolocali di abitazioni che ormai cadono a pezzi. Resti di negozi a cui hanno dato fuoco. Prostitute e transessuali al parchetto alle due del pomeriggio. Spaccio ad ogni angolo e alla luce del sole. E, lo abbiamo appena visto, sparatorie tra i passanti alle sette di sera. La responsabilità è di tante precedenti amministrazioni: della giunta Pisapia che si è cullata nell'ipocrita illusione che due esperimenti di integrazione che hanno funzionato e hanno vinto qualche premio fossero lo specchio di un quartiere che vomita ogni giorno problemi irrisolti. E delle precedenti, che hanno pensato che i militari in strada fossero la panacea di tutti i mali. Il risultato, oggi, lo abbiamo tutti sotto gli occhi. Così, visto che l'attuale primo cittadino, che delle periferie ha fatto uno slogan elettorale, è Sala, ho rivolto a lui le mie considerazioni. È bastato un tag sui social e il sindaco, che su Instagram è molto attivo, mi ha risposto, prima smentendo di aver mai associato i militari a via Padova, poi specificando: «Dalla mia campagna elettorale, piaccia o non piaccia, chiedo un po' più militari, avendo difficoltà ad assumere vigili per i vincoli che i Comuni hanno. C'è scritto anche nel patto per Milano! Nei mesi scorsi mi è stato detto che non si poteva perché erano impegnati per il Giubileo, bene, ora è finito e io mi sono mosso». Infine: «Non sono così sprovveduto da pensare che per le zone periferiche o semi-periferiche la ricetta sia la militarizzazione, in ogni caso». E poi, una promessa: «Se posso lavorare fino a metà dicembre poi presenterò il mio piano per le periferie.

A quel punto ognuno potrà fare le sue considerazioni su quanto la mia proposta è convincente o meno».

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