Anche quest'anno l'arte non ha chiuso per ferie e sarebbe stato un guaio il contrario, visto il record di turisti da ogni parte del mondo. E mentre proseguono le mostre di Palazzo Reale (alcune gratuite) e quelle da record del Castello con il «Leonardo mai visto», già ci si prepara a una stagione espositiva autunnale che si preannuncia ghiotta, quantomeno per quanto concerne il Novecento. Apripista del programma sarà l'antologica su Giorgio De Chirico, prima grande retrospettiva milanese sull'opera del Pictor Optimus dopo quasi mezzo secolo. Quella che si inaugurerà il 25 settembre sarà una straordinaria esposizione con oltre un centinaio di capolavori provenienti da importanti musei internazionali tra i quali la Tate Modern di Londra, il Metropolitan Museum di New York, il Centre Pompidou e il Musée d'Art Moderne de la Ville di Parigi, la Galleria Nazionale (GNAM) di Roma, la Peggy Guggenheim Collection di Venezia, The Menil Collection di Huston e il MAC USP di San Paolo in Brasile. Numerose anche le istituzioni milanesi: il Museo del Novecento, la Casa Museo Boschi di Stefano, la Pinacoteca di Brera e Villa Necchi Campiglio. La mostra, che verrà suddivisa in otto sale, sarà un'occasione rara per studiare il percorso di un genio della storia dell'arte, a partire dall'ermetismo che affonda nelle sue radici elleniche (De Chirico era nativo di Volos), per sfociare nel confronto con le avanguardie europee del Novecento fino alla grande intuizione metafisica da cui scaturì il Surrealismo.
Un'altra grande personalità della storia dell'arte italiana sarà al centro della mostra che il Museo del Novecento dedicherà a Filippo De Pisis, pittore ferrarese su cui è ancora in corso (fino al 15 settembre) un interessantissimo focus a Villa Necchi Campiglio. Anche l'esposizione che si inaugurerà il 4 ottobre all'Arengario è un evento da non perdere, a 120 anni dalla nascita dell'artista e a distanza di quasi trent'anni dall'ultima grande mostra milanese. Artista più intimo e poetico, De Pisis appartiene anch'egli alla grande stagione pittorica degli Anni Trenta e, proprio con Giorgio De Chirico e Alberto Savinio, ebbe scambi illuminanti che gli aprirono gli orizzonti della Metafisica. Tuttavia, da quel periodo fino ai soggiorni parigini e londinesi e poi fino ai rapporti con il gruppo di Corrente, l'artista restò coerente al suo personalissimo stile che lo rese celebre soprattutto per il paesaggio e le nature morte. Suddivisa in 10 sale, l'esposizione organizzata in collaborazione con l'Associazione per Filippo De Pisis presenterà 90 dipinti, tra i più poetici della sua produzione, provenienti dalle principali collezioni museali italiane: Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara, Museo delle Regole Mario Rimoldi di Cortina d'Ampezzo, Galleria d'Arte Moderna di Torino, Mart di Trento e Rovereto, Ca' Pesaro di Venezia e La Galleria Nazionale di Roma. Sarà un percorso temporale che partirà dagli esordi del 1919 fino al periodo drammatico dei lunghi ricoveri nella clinica psichiatrica di Villa Fiorita all'inizio degli anni Cinquanta.
Le grandi avanguardie europee saranno invece il fulcro della mostra «Guggenheim, la collezione Thannhauser, da Van Gogh a Picasso» in programma dal 17 ottobre al 1° marzo 2020. La mostra presenterà una selezione di cinquanta capolavori dei grandi maestri impressionisti, post-impressionisti e delle avanguardie dei primi del Novecento, tra cui Paul Cézanne, Pierre-Auguste Renoir, Edgar Degas, Paul Gauguin, Edouard Manet, Claude Monet, Vincent van Gogh e un nucleo importante di opere di Pablo Picasso. Il progetto è direttamente curato da Megan Fontanella, conservatrice di arte moderna al Guggenheim, che racconterà la storia e della collezione che negli anni Heinrich Thannhauser costruì con il figlio Justin e la seconda moglie Hilde per poi donarla, nel 1965, alla Fondazione Solomon R. Guggenheim, che da allora la espone in modo permanente in una sezione del grande museo di New York.
Una chicca, sempre a Palazzo Reale, è pronta anche per i fan di Leonardo da Vinci e del tardo Rinascimento. Il 7 ottobre, per la prima volta dopo il suo restauro, arriverà a Milano dai Musei Vaticani la copia del Cenacolo di Leonardo realizzata ad arazzo fra il 1505 e il 1510, su commissione di Luisa di Savoia e di Francesco Duca d'Angouleme, poi re Francesco I di Francia.
Il prezioso arazzo fu tessuto probabilmente in Fiandra su cartone di un artista lombardo (forse Bramantino) e rappresenta pertanto una delle primissime copie del capolavoro di Leonardo, che furono destinate a soddisfare le esigenze della corte francese.
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