
Expo potrebbe essere l'occasione giusta per riaprire i Navigli sommersi dalle strade e dall'asfalto. Il progetto sulla carta c'è e fa parte del piano di governo del territorio a tutti gli effetti. Se mai venisse realizzato, ridisegnerebbe i flussi del traffico di Milano. Magari la città non farebbe diretta concorrenza a Venezia ma di sicuro riscoprirebbe il sapore degli anni Trenta, quando i Navigli erano estesi lungo la circonvallazione e realmente utilizzati come mezzo di trasporto. E aumenterebbe il suo appeal turistico.
Riportare alla luce le vie d'acqua stuzzica la fantasia di parecchi, ma il grosso nodo restano i costi. Solo collegare la conca di Viarenna, ora isolata, alla Darsena costerebbe qualcosa come 8,5 milioni di euro. Uno studio del Politecnico invece calcola che riaprire tutta la cerchia con i rami di collegamento alla Martesana chiederebbe un investimento di 170 milioni di euro. Riscoprire la Cerchia entro il 2020 costerebbe 80 milioni. Per ora, la prima tratta dei Navigli che verrà riportata in superfice sarà quella tra il Naviglio grande e il sito di Expo a Rho Pero. Un progetto del valore di 77 milioni di euro che tuttavia suscita le critiche degli Amici dei Navigli. «Invece di spendere tutti questi soldi per una canaletta vicino alle piste ciclabili che resterà isolata - critica Empio Malara a nome dell'associazione - sarebbe meglio investire risorse per riaprire un tratto più importante, che interessa più da vicino al città».
Soldi a parte, a dimostrare che i Navigli si possono riaprire è anche il progetto elaborato da Roberto Biscardini, architetto e consigliere comunale di area socialista, e Andrea Cassone, esperto di ambiente e paesaggi dell'istituto nazionale di Bioarchitettura. L'idea consiste nella riapertura di ogni tratta (le ultime vie d'acqua furono coperte negli anni Sessanta) partendo da Cassina de' Pom, dove oggi la Martesana finisce sotto terra interrompendo il suo percorso all'aperto all'incrocio con via Melchiorre Gioia, fino alla darsena per un percorso di 8 chilometri. La Cerchia dei Navigli, da via Pontaccio a via De Amicis verrebbe riservata solo ai mezzi pubblici. Il giusto coronamento del progetto sarebbe il parcheggio sotto la Darsena che tuttavia è definitivamente sfumato dopo 5 anni di polemiche e battaglie legali. «Riscoprire i Navigli lungo la cerchia - fa notare Biscardini - rafforzerebbe il sistema della pedonalizzazione e ridurrebbe ancora di più il traffico in centro, in linea con gli obbiettivi di Area C».
Si riscoprirebbero percorsi «carsici» che rappresentano una sorta di fil rouge tra Porta Vittoria a Porta Romana lambendo alcuni capisaldi delle grandi funzioni civili della città: la biblioteca Sormani, il palazzo di Giustizia, l'Umanitaria, i giardini della Guastalla, l'università e l'ospedale.
Nel progetto per il nuovo Policlinico è intervenuto anche l'ex assessore alla Mobilità Giorgio Goggi, architetto, dimostrando che la riapertura del Navigli risulta essere compatibile con la realizzazione della nuova linea 4 del metrò.
E poi, dulcis in fundo, il gran finale: l'arrivo del Naviglio nella Darsena.