Il «no» mette tutti d'accordo «Operazione inaccettabile»

Dal centrodestra al centrosinistra in tanti esultano «Il teatro deve essere libero, ora il sindaco l'ha capito»

E ora la decisione di piazza Scala mette d'accordo tutti: i leghisti che erano ufficialmente contrari, anche se in qualche modo coinvolti, all'ingresso dei sauditi nel tempio della lirica e la sinistra che in qualche modo cerca di mettere una pezza al pasticciaccio messo in piedi dal sovrintendente Alexander Pereira, che cerca di prolungare il suo mandato mettendo in mostra le sue abilità di fund raiser e il sindaco nonché presidente del Cda del teatro.

«Ho grandissimo rispetto per la decisione del Consiglio d'Amministrazione del Teatro alla Scala che, come è suo compito, ha deliberato in estrema autonomia. È una scelta che condivido» ha commentato il presidente della Lombardia Attilio Fontana -. Mi ero espresso in termini molto duri rispetto alla improvvisa scoperta dell'arrivo di denaro, un fatto inopportuno che, mi pare lampante, è stato ribadito anche dallo stesso Cda». Punta sull'autonomia dell'istituzione musicale più importante d'Italia la capogruppo di Forza Italia alla Camera dei Deputati e consigliera comunale Mariastella Gelmini: «Credo che alla fine si sia fatta la scelta giusta: restituire questi soldi e rimanere fortemente ancorati all'Italia e alle risorse italiane, con una maggiore autonomia, maggiore libertà di scelta e senza condizionamenti». Senza nulla togliere però alle collaborazioni internazionali: «Il patrimonio culturale della Scala - ha aggiunto Gelmini - deve essere fatto conoscere in tutto il mondo e ha sicuramente una vocazione internazionale».

Il no definitivo ai fondi sauditi viene letto come «una resa» da parte del sindaco, che aveva dimostrato una grande apertura verso l'operazione portata avanti dal sovrintendente e che ha sempre difeso, Silvia Sardone consigliere comunale e regionale del Gruppo Misto: «Una retromarcia clamorosa, che costringe il sindaco Sala e il sovrintendente Pereira ad ammettere che la fuga in avanti verso i sauditi era sbagliata e inopportuna».

Giù le mani della cultura: «Meglio tardi che mai: non tutto si può comperare con i soldi, a partire dalla cultura. Il teatro alla Scala deve rimanere patrimonio della storia culturale di Milano e dell'Italia. Cosa c'entravano i sauditi?» si chiede Viviana Beccalossi, consigliere regionale del Gruppo Misto. L'ingresso dell'Arabia Saudita, un Paese che «calpesta» ogni giorno «i diritti umani e le libertà fondamentali» sarebbe stato «folle» commenta il presidente della Commissione Diritti Umani del Parlamento Europeo Antonio Panzeri. «L'ipocrisia della politica milanese e lombarda mi esorta a dire sostengo Pereira- polemizza Pietro Tatarella, vicecoordinatore regionale di Fi -. Ingenti capitali sauditi investiti nella nostra città nel totale silenzio ed ora il problema è il sovraintendente che vuole far aprire un'accademia di balletto in Arabia incassando 15 milioni».

Fanno quadrato attorno a Pereira i

lavoratori del Teatro: «Se mandano via Pereira il palcoscenico si ferma - sbotta Pippo Fiorito, segretario generale del Cub spettacolo-.Nessuno ha mai portato così tanti fondi al teatro come ha fatto il sovrintendente».

MBr

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