Cronaca locale

«Noi pronti a debuttare ma che tristezza le prove a porte chiuse»

I direttori la prossima settimana sperano di tornare in scena: «Ma mai a sale vuote»

Antonio Bozzo

Neppure il più abile drammaturgo si sarebbe sognato di scrivere un testo nel quale sarebbero spariti i teatri. Edifici vuoti, rimasti in testimonianza dei tempi in cui gli esseri umani uscivano di casa per sedersi in poltrona e applaudire la compagnia.

«Non ho mai visto una cosa simile», dice Fiorenzo Grassi, oltre 50 anni di teatro alle spalle, direttore con Elio De Capitani e Ferdinando Bruni dell'Elfo Puccini, dalla programmazione sospesa come le altre sale milanesi. «Con il coronavirus non si scherza. Se ci fanno riaprire con capienze ridotte veniamo super danneggiati. Come lo distribuisci il pubblico? Poi cade la causa di forza maggiore e dovremmo quindi pagare pienamente il prestatore d'opera. Stavo parlando con Silvio Orlando, che mi ha detto: ma a noi attori chi ci pensa? Giriamo l'Italia, andiamo negli alberghi, nei ristoranti, stiamo tra gente che tossisce. E aggiungo io: si consiglia agli over 65 di stare in casa, abbiamo attori che vanno per gli 80. Sento parlare dei danni al turismo. Ma ci siamo pure noi dello spettacolo. Per ora lavoriamo a porte chiuse, proviamo, in attesa di capire cosa succederà. Il ministro Franceschini, che aveva trovato risorse, le ha accantonate per le criticità. Non si fa così, quei fondi sono necessari al settore». Se non ci saranno sorprese, dal 10 al 15 marzo vedremo all'Elfo Puccini Farfalle, testo e regia di Emanuele Aldrovandi, con Bruna Rossi e Giorgia Senesi. Una favola nera imperniata su due sorelle, in prima nazionale. Poi, in sala Bausch, dal 10 al 15 è previsto il monologo di Alan Bennett Un letto fra le lenticchie, con il solito favoloso Luca Toracca.

Al Parenti, c'è Andrée Ruth Shammah a battersi. «Un conto è obbedire alle ordinanze - dice - Un altro constatare che siamo diventati invisibili. Come se il teatro fosse trascurabile, attività di nicchia. Ma non è così, vorremmo contagiare con parole belle. Il teatro è una cosa fragile, ma in questa fragilità c'è la potenza per andare verso il futuro». Incrociando le dita, dal 10 al 29 marzo vedremo Locke di Steven Knight, con regia e interpretazione di Filippo Dini. La storia di un uomo comune il quale, a causa di una telefonata improvvisa, rivoluziona la propria vita. Non si sta fermi al Piccolo, con il direttore Sergio Escobar che ha radunato i giornalisti per spiegare - pur nel rispetto delle ordinanze - l'importanza del teatro, capace di dare un'anima al vivere civile. Il Piccolo è in tournée a Londra e Madrid con la produzione La tragedia del vendicatore, del regista britannico Declan Donnellan.

E proseguono le prove di Hamlet, nuova produzione con regia di Antonio Latella, il cui debutto è previsto martedì 17 marzo. Mentre allo Strehler è in programma (10-15 marzo) I fratelli Karamazov, dal romanzo di Dostoevskij, nell'adattamento di Glauco Mauri e Matteo Tarasco; e al Grassi c'è Giacomino e Mammà(10-15 marzo), con regia di Enrico Ianniello, che porta in scena - in napoletano - un testo catalano che fa ridere e riflettere. Livia Pomodoro, che con il No'Hma ha dovuto ubbidire all'ordinanza di chiusura, ha fatto ricorso allo streaming, trasmettendo da Londra Nearly Human, visibile sul canale Youtube del teatro.

E così fa Triennale Decameron, storie in streaming nell'era della nuova peste nere, sul canale Instagram.

Tommaso Amadio, del Filodrammatici, è preoccupato, ma non mette in discussione le ordinanze: «Gli esperti indicano che la tutela sanitaria si ottiene anche chiudendo i teatri. Perché discutere? Noi qui lavoriamo, purtroppo manca la rappresentazione. Stiamo provando la nuova produzione che debutterà a giugno.

Non ci fermiamo».

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