Giuliano Pisapia indagato per aver trascritto i matrimoni gay celebrati all'estero. Anzi, no. Il sindaco sabato scorso nel mezzo di un convegno Pd aveva annunciato di essere al centro di un'inchiesta («omissione di atti d'ufficio») per aver difeso i diritti omo, ma è stato clamorosamente smentito ieri dal procuratore della Repubblica di Milano Edmondo Bruti Liberati. Pisapia «non è indagato, al momento il fascicolo è a carico di ignoti». Bruti ha spiegato che era stato aperto tempo fa dopo una denuncia da parte di un'associazione (un gruppo di pensionati cattolici, ndr.), per questo sono stati acquisiti degli atti all'Anagrafe, Ma il caso quasi certamente si chiuderà entro un paio di giorni senza che si riscontrino profili di reato, circostanza per cui si passa all'archiviazione senza nemmeno iscrivere il nome di un indagato. Com'è possibile, cosa ha spinto dunque il sindaco - peraltro ex avvocato, circondato da una giunta e un consiglio di ex o legali in piena attività, basti citare il vicesindaco Ada Lucia De Cesaris a Mirko Mazzali di Sel, Alessandro Giungi del Pd - a fare il passo più lungo della gamba e autoproclamarsi indagato? Se lo sono chiesti perplessi e divertiti ieri gli esponenti del centrodestra a Palazzo Marino, un pò più imbarazzati quelli del Pd che stavano correndo ad «autodenunciarsi come correi del sindaco, il sindaco ha trascritto all'anagrafe i matrimoni gay all'estero» contro la circolare del ministro degli Interni Angelino Alfano «su nostra pressione, siamo dunque tutti corresponsabili» era il richiamo due giorni fa del Pd Carlo Monguzzi ai colleghi. Possono stare sereni.
Domenica Pisapia aveva sfidato gli autori della denuncia, «faranno un autogol». Per ora sembra tutto il contrario. «Apprendo con piacere di non essere indagato, ma la sostanza non cambia» ha spiegato ieri. A trarlo in inganno sarebbe stata la visita dei carabinieri un mese fa per acquisire gli atti all'anagrafe e il terzo richiamo del prefetto, proprio sabato mattina, a cancellare le trascrizioni altrimenti avrebbe dovuto agire nella propria autorità di ufficiale dello Stato. Ma due indizi non fanno un'indagine in corso, o forse è «vittima» della lentezza della giustizia, si aspettava che il suo nome fosse già iscritto nel fascicolo. Tant'è, ha spiegato di aver «voluto chiarire che l'ignoto era noto» avendo «provveduto personalmente alla trascrizione», per evitare guai agli addetti al registro. Sui matrimoni gay contratti all'estero «i sindaci sono tra l'incudine e il martello». Spiega di essersi fermato sulle trascrizioni di nuove nozze, in attesa che si pronunci il Tar sul ricorso di una coppia omo contro lo stop imposto del prefetto («ma non condivido nemmeno i ricorsi infondati che vanno in senso opposto al mio») ma non cancellerà gli atti già trascritti, «non posso fare retromarcia su una decisione che ritengo legittima. Un chiarimento ci può essere solo con il ritiro della circolare Alfano, illegittima». É tornato dunque a chiedere un intervento del premier Renzi o del Consiglio dei Ministri.
La replica netta arriva dallo stesso Alfano, ieri a Milano per un convegno Ncd: «In Italia non esiste nè il federalismo nuziale nè il turismo matrimoniale. La legge è quella e va rispettata, se verrà cambiata io da ministro dell'Interno farò rispettare la nuova. Ma cosa succederebbe se ad esempio un sindaco che non condivide la legge sulla monogamia decidesse di registrare le nozze tra 4 persone contratte all'estero?». La poligamia in Italia è reato, aè il distinguo che fa Pisapia alla provocazione del ministro. Ma Alfano incalza: «Capisco che ognuno abbia una propria sensibilità e che Pisapia non condivida la legge che per ora non prevede i matrimoni gay, ma il nostro Paese ha conosciuto politici cattolici che facevano rispettare leggi su divorzio e aborto che non condividevano ma erano leggi dello Stato. Non ho fatto una battaglia di principio. Ho chiesto che anche a Milano si rispetti la legge». E non è un'opinione peregrina nel governo, come vorrebbe far credere Pisapia. Già il sottosegretario alla Giustizia Cosimo Maria Ferri rispondendo a un'interrogazione alla Camera giorni fa aveva definito assolutamente legittimi gli annullamenti delle nozze trascritte dai sindaci in vari Comuni d'Italia da parte dei prefetti, ma anche il ministro Maurizio Lupi, ieri a Palazzo Marino, ha puntualizzato che le circolari «non vengono condivise, sono attuazioni delle leggi vigenti. Qualora qualcuno non le condividesse o volesse rimetterle in discussione le porterebbe in discussione in Consiglio dei Ministri o interverrebbe.
E mi sembra che nè Renzi nè il Cdm ne abbiano chiesto il ritiro».Riccardo De Corato (Fdi) punge sulla «sceneggiata di Pisapia, non solo infrange la legge, ma per fare l'eroe getta nel caos anche gli uffici. Fare il sindaco è una cosa seria».
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