Ora le mostre entrano pure in ufficio

Al Copernico i lavori di tre artisti tra linguaggio scritto e immagini

Francesca Amé

Copernico, nato come spazio per servizi dedicati allo smart working, è diventato in città, con le sue sedi tra la Centrale e l'Isola, incubatore di start-up e ricercato spazio per riunioni e incontri d'affari: ora trova spazio anche per l'arte contemporanea grazie alla collaborazione con Whitelight Art Gallery fondata da Marta Menegon e Giorgia Sarti. L'idea è semplice: circondare di bellezza e ispirazione chi lavora.

Entri così negli spazi avveniristici di via Copernico 38 e trovi «di Parole faccio Arte», mostra tematica composta dalle tre personali di Giorgio Milani, Sabrina D'Alessandro e Opiemme. Poesia visiva? No, un viaggio, seguendo tre diverse bussole, in quel territorio di confine che mescola il linguaggio scritto con la rappresentazione. Si comincia con gli affascinanti lavori di Milani: 72 anni, lavora recuperando lettere tipografiche ormai quasi introvabili e le assembla meticolosamente. Ne escono quadri-scultura suggestivi come Oriente/Occidente o il trittico di rose colorate dedicate al poeta austriaco Rainer Maria Rilke. La grafica artistica di Milani genera «poetari», tavole di legno con lettere incastonate, tra cui Sindone, metafora fin troppo scoperta della morte della carta stampata. Dei testi scritti resteranno solo reliquie? Al recupero delle parole desuete lavora la quarantenne milanese Sabrina D'Alessandro, che da dieci ha fondato attirando l'attenzione della Treccani l'URPS, Ufficio Resurrezione Parole Smarrite, «ente preposto al recupero di parole smarrite, benché utilissime alla vita sulla terra», come spiega lei stessa.

È un progetto artistico-filologico ironico e raffinato, che punta a riportare in vita, attraverso installazioni, sculture, video e performance, vocaboli desueti ma ricchi di senso. Le teche con le sue «parole smarrite», piene di foglietti appallottolati, sono anche una riflessione sul mondo che ci circonda. Più marcatamente politico, infine, l'intervento di Opiemme, firma di uno street-artist milanese 40enne noto per le poesie in strada: in mostra ci sono alcuni sui lavori su tela e carta. Sfrutta antiche mappe o vecchi manifesti pubblicitari e con il suo intervento grafico spesso delle sfere nere ne ribalta il senso. Esplicito, a questo proposito, il collage creato assemblando la mappa dell'Europa due giorni prima della Grande Guerra e i titoli dei giornali dell'epoca: nulla lasciava presagire la tragedia che da lì a poco si sarebbe abbattuta sul Vecchio Continente.

C'è tempo fino alla fine dell'anno, dal lunedì al

venerdì, per immergersi nelle parole d'artista di Milani, D'Alessandro e Opiemme e il fatto che la galleria si trovi in un luogo di lavoro è un buon segno per chi crede che l'arte contemporanea debba uscire dai soliti circuiti.

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