Ora nel Pd scoppia la guerra immobiliare

La spinosa questione delle proprietà immobiliari potrebbe scatenare la guerra nella stagione congressuale del Partito democratico. Chiamato a rinnovare i suoi vertici provinciali, in attesa di passare al ben più succulento piatto della sfida nazionale per la guida del partito. E allora è facile immaginare che il livello del volume si alzi su una faccenda delicata come quella della cassaforte. «Apprezzo e condivido la proposta di Pietro Bussolati - ha aperto le danze ieri il candidato alla segreteria provinciale David Gentili, mettendo pepe nella pietanza - La proprietà degli immobili, sedi del Pd, deve diventare tema congressuale di grande rilievo». Perché, ha spiegato il consigliere comunale, «la fondazione Quercioli controlla il patrimonio immobiliare degli ex Ds attraverso l'immobiliare Risorgimento srl». E qui sta il punto. E l'attacco di Gentili, «perché «le sedi acquistate faticosamente negli anni da militanti e iscritti devono tornare a quella storia politica. Al Pd. Oggi questa architettura finanziaria non ha più senso di esistere e danneggia il futuro stesso del Pd». Una campagna che potrebbe allargarsi. «Si faccia un'operazione coraggiosa, partendo da Milano e in pieno accordo con la Fondazione: tutto il patrimonio torni al Pd e da qui si contagi positivamente tutta Italia.

I circoli tornino a essere proprietari delle proprie sedi!». Ora c'è da vedere cosa ne pensino le due Arianne (Cavicchioli e Censi), le altre candidate alla segreteria. Ma soprattutto Matteo Renzi e Gianni Cuperlo. Perché in ballo ci sono un bel po' di milioni.

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