A Rogoredo si alzano muri antipusher, si fanno retate in grande stile: si tratta cioè l'allarme eroina come un problema di ordine pubblico. É giusto e doveroso, per il degrado che lo spaccio a cielo aperto porta con sè. Peccato che manchi la percezione dell'enorme problema sociale di quanto di devastante sta accadendo: il ritorno in grande stile dell'eroina, la droga che per tutti gli anni Ottanta ha seminato a Milano centinaia di morti e che sembrava scomparsa per sempre. Ora torna, e a governare il ritorno non sono certo i dettaglianti che la vendono a pochi euro per dose ai nuovi disperati del «buco» metropolitano. Una regia commerciale spietata e accorta sta governando il rientro dell'eroina a Milano, riconquistando a prezzi sottocosto (quasi una forma di dumping) i vecchi clienti e conquistandone schiere di nuovi.
Negli anni Ottanta, di fronte all'esplosione del dramma, la politica e la magistratura si spaccarono, e ci fu a lungo chi - davanti alla impossibilità di contenere il fenomeno - propose a lungo la legalizzazione dell'eroina. Prevalse invece la linea proibizionista: e alla fine vinse la sua sfida, i trafficanti grandi e piccoli riempirono le galere, il narcotraffico fu sconfitto. Ma a prezzo di centinaia di morti, una piaga sociale che devastò una intera generazione.
Se non si vuole tornare a pagare lo stesso prezzo, bisogna fare in fretta: stroncare i signori dell'eroina nella fase iniziale della loro operazione di marketing criminale. Da anni, nessun clan criminale italiano viene più colpito per narcotraffico. Si indaga (come è giusto) sul riciclaggio, sul transito dei capitali sporchi nell'economia pulita.
Ma si è persa la cultura dell'investigazione criminale, quella in grado di seguire a ritroso il percorso della droga prima dell'arrivo in Italia.I corrieri dell'eroina, quelli dei camion e delle navi, sono dell'est Europa o dell'estremo oriente ma non potrebbero operare (...)
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