Risolta brillantemente - con Luca Bernardo - la questione-candidato sindaco, e rinfrancati i suoi militanti, il centrodestra si trova ora alle prese con una pratica - se possibile - ancor più delicata: la definizione delle candidature nei nove Municipi della città.
Un vertice fra i partiti che abbia per oggetto le Zone ancora non è stato convocato, ma già si intravede la proverbiale difficoltà di far quadrare il cerchio. E alle dinamiche della politica toccherà superare in qualche modo la rigidità della matematica.
La Lega in teoria aspira a quattro candidati presidente - qualcuno al suo interno lo fa espressamente - ma in realtà potrebbe essere disposta per il bene della coalizione a scendere a tre, lasciando che gli altri si ripartiscono le altre candidature, il tutto ovviamente in base alle caratteristiche personali e politiche dei vari esponenti della coalizione, con la loro capacità di essere «attrattivi».
Forza Italia dovrebbe attestarsi su tre e altrettanti ne chiede Fratelli d'Italia, partito convinto di poter compiere un exploit elettorale anche a Milano, mentre il quarto partito della coalizione, il più piccolo, «Noi con l'Italia-Milano popolare», avanza la richiesta di una (ri)candidatura.
La somma di queste aspirazioni fa 10, quindi qualcuno dovrà comunque rinunciare a qualcosa. Una possibilità concreta è che venga confermato il criterio generale di una riconferma degli uscenti, che ratificherebbe le richieste di «Nci», un partito - erede del Nuovo centrodestra e collegato a «Lombardia popolare» - che attualmente è meno consistente degli altri dal punto di vista elettorale, ma schiera Alessandro Bramati, presidente uscente in Zona 5, stimato dai suoi alleati. Se così fosse, cioè se «Nci» dovesse veder rispettata la sua dignità politica, anche in continuità con il 2016, allora si aprirebbero tre strada: la prima è un braccio di ferro per stabilire chi si «accontenterà di due» candidati, la seconda è una Lega a quota 4 con gli altri a 2, l'ultima al contrario è un ulteriore «sacrificio» della Lega, che potrebbe candidare due uomini suoi (uno sarà sicuramente Paolo Bassi in Zona 4, l'altro potrebbe essere una novità in Zona 2 o Gianluca Boari in 3 o Simona Amore in Zona 8) e inoltre presentare Bramati come dimostrazione della sua capacità di dialogare con settori diversi dal suo tradizionale elettorato.
Quando era il primo partito del centrodestra - si dice - Forza Italia si è spesso fatta carico di questi «sacrifici» per tenere insieme la coalizione. Senza andare tanto lontano, nel 2016, da partito traino (superò il 20%) e con il candidato sindaco d'area Stefano Parisi - gli azzurri ebbero tre candidati, lasciandone uno in più agli altri. Ora le posizioni sono praticamente invertite. Forza Italia considera intoccabile il candidato in Zona 9 - al 100% si ripresenterà Giuseppe Lardieri - e anche in Zona 7, dove restano in ballo due possibilità, un bis di Marco Bestetti o una candidatura di Antonio Salerani, attuale assessore. Un terzo candidato di Fi potrebbe arrivare in Zona 2, con Marzio Nava, o nella 1, con Federico Benassati o Filippo Jarach.
In entrambi i casi, per «vocazione» di Nava o per la peculiarità della Zona 1, Fi proverebbe a «rosicchiare» voti «d'opinione» al centrosinistra, al centro e in centro, in quella Zona 1 che un tempo era la sua roccaforte. I nomi ricorrenti, fra i «papabili» di Fratelli d'Italia, sono quelli di Massimo Girtanner in Zona 6, Simone Orlandi nella 1 e Carlo Sorrentino nella 2.
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