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Ortomercato, stangata ai boss della droga

Nel corso delle indagini sono stati confiscati 220 chili di polvere bianca. De Corato: «Una sentenza esemplare»

Era la «cosca» di via Lombroso. La ’ndrina che dalla Calabria aveva messo le mani sull’Ortomercato. Per farne un centro di smistamento della cocaina in arrivo dalla Colombia. Esponenti del clan Morabito-Palamara-Bruzzaniti, per i quali - ieri - è arrivata la prima sentenza. Il gup Fabio Paparella, infatti, ne ha condannati quattordici con rito abbreviato (altrettanti sono già stati rinviati a giudizio) a pene fino a 14 anni e 4 mesi di reclusione. L’accusa, associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti.
La condanna più alta è andata ad Antonino Palamara (14 anni e 4 mesi), mentre Salvatore Morabito, nipote del boss Giuseppe Morabito, è stato condannato a 13 anni e 8 mesi. Nell’atto di conclusione delle indagini, l’ex pm della Direzione distrettuale antimafia Laura Barbaini - ora sostituto procuratore generale - aveva scritto che il nipote di «u Tiradrittu» aveva il compito di «organizzare le compagini societarie operanti all’interno delle strutture dell’Ortomercato, reclutando tra gli uomini di fiducia del gruppo di appartenenza gli amministratori delle società» presenti in via Lombroso «destinate a mettere a disposizione locali per incontri e riunioni dei vari membri e i mezzi logistici, quali telefoni e autovetture intestate ai dipendenti o agli amministratori delle società, e comunque società funzionali all’attività del gruppo, anche attraverso l’investimento del denaro».
Ancora, 14 anni di reclusione inflitti a Francesco Pizzinga e 10 anni e 10 mesi per Francesco Zappalà, entrambi considerati due capi del clan. Zappalà, in particolare, era accusato di gestire «il controllo dei referenti esteri incaricati di introdurre lo stupefacente, nonché l’ulteriore ruolo di predisporre e supervisionare gli strumenti operativi e finanziari necessari ai referenti esteri per il perfezionamento delle operazioni, con il compito specifico di preordinare le modalità di luogo e di tempo degli spostamenti all’estero dei membri operanti in Calabria nonché dei referenti esteri». Le altre condanne, infine, sono comprese tra i quattro anni e 6 mesi e i 7 anni di reclusione. Una sentenza che riduce di poco le istanze della Procura, che per i boss aveva chiesto pene fino a 16 anni.
Smantellata, dunque, la ’ndrina di via Lombroso. Una struttura in grado di riversare sul mercato italiano un fiume di cocaina proveniente dal Sud America. Nel corso delle lunghe indagini condotte dagli uomini della Squadra mobile, infatti, erano stati confiscati complessivamente 220 chili di polvere bianca partita dalla Colombia, con un valore all’origine stimato intorno ai 7 milioni di euro.
Il giudice, infine, ha riconosciuto a So.Ge.Mi., la società che gestisce la struttura di via Lombroso, e al suo rappresentate legale Roberto Predolin - entrambi parte civile nel processo - una provvisionale di 10mila euro. «È una sentenza importante - commenta l’avvocato Davide Steccanella, che rappresenta Predolin e So.Ge.Mi. - perché dimostra che la società e il suo presidente sono stati danneggiati dall’associazione».

Anche per il vicesindaco Riccardo de Corato si tratta di una «sentenza esemplare. Per troppo tempo l’Ortomercato è stata considerata zona franca. Quel velo è stato squarciato e ci auguriamo che via Lombroso non torni più ad essere terreno di illegalità».

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