Murales ovunque, cancelli sbarrati da grosse catene e lucchetti, citofoni divelti. Si presenta ancora così l'ex sede del quotidiano Il Giorno , all'angolo fra via Tarvisio e via Fava. I continui appelli dei residenti e le promesse di un'imminente messa in sicurezza dopo l'incendio divampato lo scorso 13 agosto non sono serviti a niente. Il palazzone a vetri di otto piani, l'adiacente capannone stamperia e il giardino sono ancora terra di nessuno, preda facile di sbandati e clochard che negli ultimi quattro anni hanno trasformato lo stabile in un dormitorio abusivo.
Lo scheletro di ciò che resta della prestigiosa sede del giornale, nel cuore del quartiere Greco, racconta anni di abbandono e disattenzione. Da parte della proprietà - i privati della Tarvisio srl, come spiegano dal Consiglio di zona 2 - e del Comune, al quale il nuovo regolamento edilizio darebbe facoltà di intervenire. Così passeggiando fra le strade tranquille di un quartiere ordinato, verde e residenziale ci si imbatte in un ecomostro, nel quale a regnare sono l'illegalità e l'insicurezza. «Dopo quell'incendio non è cambiato nulla - attacca Samuele Piscina, consigliere leghista di Zona 2 -. Nello stabile continuano a entrare decine di persone senza fissa dimora che alloggiano soprattutto nell'edificio una volta adibito a stamperia». Ma anche la torre a vetri sembra abitata stabilmente, lo rivelano alcuni finestroni aperti e i cumuli di immondizia e di mobilio che la polizia ha scoperto all'indomani del rogo, insieme a molta merce rubata. E a centinaia di cavi elettrici ormai privi dell'anima in rame. «I cittadini sono davvero esasperati - continua Piscina -, vedono ogni sera il via vai, subiscono furti in casa e aggressioni per strada. Più volte hanno chiesto lo sgombero, ma hanno solo ottenuto soluzioni temporanee. E puntualmente i cancelli sono stati riaperti e il palazzo occupato».
Il dito è puntato soprattutto contro Palazzo Marino che, nonostante il nuovo regolamento edilizio, resta immobile. «L'articolo 12 prevede che il Comune possa imporre ai privati la messa in sicurezza e che, in caso di rifiuto, possa intervenire rivalendosi poi sulla proprietà - prosegue il consigliere -. Inoltre, in caso di particolare degrado, il Comune può anche cambiare la destinazione d'uso dell'immobile e assumerne la proprietà». Nulla di tutto questo è stato fatto, mentre la mozione approvata all'unanimità dal consiglio di Zona 2 - anche con i voti del Pd - e presentata lo scorso maggio agli assessori Granelli e De Cesaris è stata puntualmente ignorata. I cittadini si sentono completamente abbandonati dalle istituzioni e hanno paura. Anche perché lo stabile si trova a pochi passi da una scuola dell'infanzia, da un istituto secondario di primo grado e dall'oratorio Santa Maria Goretti.
«Ci sentiamo completamente lasciati a noi stessi - spiega il titolare di una carrozzeria di fronte al palazzone -. Io ogni sera chiudo sperando che non rubino le macchine o le apparecchiature indispensabili per il mio lavoro». Gli fa eco il titolare di un ristorante: «Ho sentito di scippi, borseggi e furti in casa. Qualcuno è stato costretto a montare le inferriate alle finestre nonostante abitasse al secondo piano. Ormai siamo diventati prigionieri in casa nostra».
Insomma, il malcontento è alle stelle. «Se qualcosa non cambierà a breve i cittadini scenderanno in strada per manifestare - conclude Piscina -. Almeno in questo modo avranno la speranza di essere ascoltati dalle istituzioni».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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