Classiche, più sprintose, addirittura ardite, le patatine San Carlo sono cresciute con noi. Fanno parte della storia della nostra vita e continueranno a rappresentare anche per le generazioni future una sorta di certezza perché forse non esiste un altro prodotto alimentare, realizzato da un'azienda tutta italiana, che si possa trovare davvero ovunque nel nostro Paese: dal minuscolo bar del paesino dell'Aspromonte fino - grazie al bestseller di quest'anno 1936 Antica ricetta - alla pasticcerie più «in» delle grandi città. L'azienda, infatti, si è evoluta con il passare degli anni e ha saputo accontentare tutti, non lasciandosi travolgere dalle mode e dai prodotti esteri, ma rimanendo sempre se stessa seppur con una personalissima marcia in più. Per farlo la vice presidente e amministratore delegato Susanna Vitaloni, ma prima di lei anche il padre Alberto, non hanno esitato a mettere in campo «geni» dell'immagine pubblicitaria come Oliviero Toscani (artefice nel 2002 del passaggio dalla confezione colorata al pacchetto «minimal» tutto bianco con la patatina nel centro) o, molto più recentemente, chef-testimonial del calibro di Carlo Cracco che ha fatto della «Rustica» - una patatina più grezza, ma con un sapore molto intenso - una new entry in qualità d'ingrediente primario della cucina italiana, come una specie di pane sfiziosissimo per accompagnare certe pietanze. Senza contare il coinvolgimento diretto del consumatore con il concorso a tema realizzato su Facebook Crea il tuo gusto che si avvia alla terza edizione. Una competizione a premi, aperta a tutti e che permette di proporre nuovi abbinamenti di gusti. Quest'anno, dal tema «Il giro del mondo in 80 ingredienti», si è giunti alla produzione del gusto «cocco e curcuma», proposto da una diciottenne di Venezia.
Un bel passo in avanti per la famiglia Vitaloni, giunta alla terza generazione dopo che, nel 1936, Francesco e la moglie Angela, dalla loro rosticceria milanese di via Lecco - intitolata a San Carlo per la vicinanza alla chiesetta di «San Carlo in Lazzaretto» - cominciarono a distribuire in bicicletta alle panetterie e ai bar della zona, le «patatine croccanti», una sorta di rivoluzione per quel periodo.
Da allora la ricetta delle patate sbucciate, tagliate a fettine, fritte nell'olio e finite con una spolverata di sale è rimasta sostanzialmente la stessa anche adesso che la «San Carlo» fa parte di una holding - il gruppo Unichips - che esporta in 13 Paesi al mondo, fattura 310 milioni di euro l'anno, è leader del mercato italiano e in questo 2016 celebra 80 anni di storia dalle origini della rosticceria milanese. Un «compleanno» che ha fruttato all'azienda una candidatura, proposta dal consigliere di Milano Popolare Matteo Forte, all'Ambrogino d'oro alla memoria per il fondatore, il sciur Francesco. Un rosticcere della vecchia Milano che certo non immaginava che il suo negozietto si trasformasse in un colosso dell'alimentazione italiana con 200mila punti vendita che esaudiscono i desideri di 10 milioni di italiani.
Che la creazione della patatina San Carlo sia identica a quella creata da lui lo abbiamo constatato visitando il polo industriale d'eccellenza, lo stabilimento San Carlo di Novara, acquisito nel 1992, che ogni anno utilizza 85mila tonnellate di patate per produrre 21mila tonnellate di patatine, con un totale di 215 milioni di sacchetti e 15 milioni di gadgets inseriti nelle «San Carlo junior» le patatine che, dal 1962, vanno incontro alle esigenze dei bambini.
Dalla distribuzione in bici si è passati a quella con i 1.370 furgoni che girano per l'Italia, e, dalla metà degli anni 2000 l'azienda - che ha sei stabilimenti in Italia e altri tre in Francia e, oltre ai dipendenti delle singole ditte, 2mila collaboratori in tutto - ha investito in macchinari e tecniche all'avanguardia, compresi dei sistemi robotizzati «metti gadgets» (detti laser guided vehicle) che rimandano un po' a «Guerre Stellari».
Anche le semplici oil chambers - macchinari caratteristici della San Carlo, con la loro brezza d'aria che soffia sulle patatine dopo la friggitura per togliere l'olio in eccesso - costituiscono a vedersi un miracolo della tecnologia e risultano fondamentali per le San Carlo light che hanno solo il 23 per cento di grassi.
Lo stesso vale per i rulli che trasportano il prodotto fritto vibrando per controllare il rischio che la patatina sui sbricioli o gli aromatizzatori che spruzzano zenzero, senape, lime e pepe rosa e, infine, i macchinari che producono oltre 100 sacchetti al minuto.
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