Cronaca locale

Pavia, il sindaco di sinistra dice "no" alla nuova moschea

Salta il progetto di un maxi luogo di culto finanziato dal Qatar. Anche il sindaco piddì contrario. A Milano, invece, Pisapia ne vuole costruire ben tre

Musulmani in preghiera
Musulmani in preghiera

La moschea a Pavia non si farà. Durante un consiglio comunale infuocato, che si è concluso a notte fonda, il sindaco Massimo Depaoli si è espresso contro. Così, mentre il primo cittadino di Milano Giuliano Pisapia si appresta a costruirne addirittura tre, Pavia dice "no" al progetto di alcuni finanziatori provenienti dal Qatar. Un piano ambizioso che avrebbe previsto la realizzazione, alla periferia della città, di un grande luogo di culto capace di accogliere anche più di tremila fedeli musulmani.

"La nostra giunta vuole favorire il dialogo interreligioso e garantire a tutte le confessioni presenti in città spazi accoglienti e dignitosi dove poter ritrovarsi e pregare - ha sottolineato Depaoli - ma il progetto della moschea, che peraltro è stato presentato ai giornali ma sino ad oggi non è ancora approdato agli uffici del Comune, non può essere accettato". Per il primo cittadino piddì il progetto della moschea è "sovradimensionato rispetto alle esigenze delle due comunità musulmane presenti oggi a Pavia, che contano alcune centinaia di fedeli". Non solo. La zona indicata dalle comunità musulmane, quella di Pavia Ovest, è vincolata come area verde. "Finché questa giunta resterà al governo - ha avvertito Depaoli - non consentiremo che qui si possa costruire".

Nel corso del consiglio comunale non sono mancati momenti di forte polemica. Anche Forza Italia, Lega Nord e la lista legata all’ex sindaco Alessandro Cattaneo hanno espresso forte dissenso al progetto della moschea. L’unica voce favorevole è stata quella di Giuseppe Polizzi, rappresentante del Movimento 5 Stelle.

I rappresentanti del Pd, forza di maggioranza in Consiglio comunale, hanno riaffermato la volontà di garantire a tutte le confessioni religiose luoghi adeguati per il culto, affermando però che questi spazi devono essere proporzionati al numero dei fedeli presenti in città.

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