Il Pd scimmiotta Renzi ma i candidati renziani spariscono dai «radar»

Il partito cambia sede in città per risparmiare I fedelissimi del premier cercano una Leopolda però il casting sta collezionando solo fallimenti

Il Pd scimmiotta Renzi ma i candidati renziani spariscono dai «radar»

A un anno dalle Comunali il Pd milanese sposta il suo quartier generale da via Pergolesi a via Lepetit, vicino alla stazione Centrale. Questione di spending review: l'affitto costava 56mila euro all'anno, si è ridotto della metà, «così possiamo dare più contributi ai circoli» ha motivato il segretario cittadino Pietro Bussolati ieri all'inaugurazione. In sala riunioni c'è una lavagna: effetto Renzi, visto che il premier giorni fa ha improvvisato una lezione sulla Buona scuola con i gessetti? I suoi colonnelli locali, Bussolati e il segretario regionale Alessandro Alfieri, assicurano di no. Tentano anche di scollegare dalla «Leopolda» renziana la convention organizzata il 13 giugno nelle officine dell'ex Ansaldo di via Bergognone. Sarà l'avvio della campagna elettorale Dem per le Comunali 2016. Una partita che non danno affatto per scontata. «La sfida su Milano sarà un test nazionale. Sostituire un profilo come quello di Giuliano Pisapia è un compito difficile che il Pd non può fare da solo - ammette Alfieri -, non è autosufficiente, dobbiamo guardare fuori dal perimetro. Stiamo facendo incontri nei luoghi vitali di Milano per raccogliere proposte e aspettative: dal mondo produttivo ai rettore delle università, sindacati, terzo settore. Prima vogliamo costruire il progetto e poi trovare il capitano della squadra». Ma avverte quei compagni del centrosinistra che tendono a sminuire il campo avversario: «Il centrodestra è disgregato ma a livello locale mantiene la sua forza e non va assolutamente sottovalutato. Per questo dobbiamo iniziare a lavorare pancia a terra, già dall'appuntamento del 13 giugno». La «leopoldina» è stata battezzata «Milano Domani». Una mattinata di discussione su temi che spaziano da Expo a moda, commercio, diritti, accoglienza. Si formeranno 32 tavoli di discussione (22 tematici e 10 territoriali). Previsti ospiti dei vari mondi citati, tra i primi nomi Stefano Draghi, Mario Artali, Gad Lerner, Carlin Petrini, parteciperanno i parlamentari, consiglieri regionali e comunali del Pd, assessori della giunta Pisapia. Anche il sindaco è stato invitato. E non mancherà ovviamente la schiera dei papabili, dall'assessore Pierfrancesco Majorino ai deputati Emanuele Fiano e Ivan Scalfarotto. Tutti superati al momento, secondo un sondaggio diffuso ieri da Affaritaliani.it sull'appeal dei possibili candidati del centrosinistra a un anno dal voto, da Umberto Ambrosoli, ex sfidante di Maroni alle Regionali ed espressione dell'area civica. Oggi sarebbe in testa con l'11,8% delle preferenze, Majorino appena sotto con l'11,1%, Fiano al 2,8 superato anche dal socialista Roberto Caputo (5,9%), da Ferruccio De Bortoli (3,7%) e Stefano Boeri (3,5%). Più sotto Lia Quartapelle (1,9%), il ministro Maurizio Martina (1,1%) e Scalfarotto (1%).

Per la scelta del candidato i segretari locali difendono la formula delle primarie («no a caminetti»), sull'alleanza con Rifondazione ad oggi non si esprimono, «su diversi temi si è dissociata in questi anni, stendiamo prima il programma e poi vediamo chi ci sta a costruire una Milano riformista». E i dem provano a intercettare i consensi anche di chi si è rivolto nel 2011) al «movimento arancione».

«Vorremmo un Pd capace di rispondere alle priorità dei milanesi senza bisogno di liste civiche a fianco, poi se nella costruzione della coalizione ci sarà bisogno di allargarci ad altre realtà, non è escluso» ammette Bussolati. Il Pd ha inaugurato ieri anche il nuovo sito e una app. Con i biglietti Expo in omaggio ai nuovi iscritti (la promozione che sollevò tante polemiche) ha intruppato solo 300 giovani.

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