Il personaggio

Tinto Brass è riconosciuto universalmente come il re del cinema erotico italiano. Nato a Milano nel 1933 da una famiglia di origine giuliana, nipote del pittore Italico Brass, si trasferisce molto giovane a Venezia. Laureato in Giurisprudenza, non ci mette molto a capire che la sua vera passione è il cinema. Così alla fine degli anni ’50 è a Parigi come archivista alla «Cinémathèque», per poi rientrare in Italia, come assistente di Alberto Cavalcanti prima, poi di Roberto Rossellini e Joris Ivens. Il debutto alla regia è del 1963, con «Il capo al mondo», apologo sul disagio giovanile. Ma sarà il genere erotico che lo consacrerà al successo e lo farà conoscere anche come «talent scout».

È del 1983 «La chiave», con Stefania Sandrelli, cui seguiranno «Miranda» con serena Grandi nel 1985 (una rivisitazione de «La Locandiera» di Goldoni), «Capriccio» nel 1987 con Francesca Dellera, «Paprika» nel 1991 con Debora Caprioglio e «Così fan tutte», l’anno successivo, con Claudia Koll. «L’uomo che guarda», del 1994, tratto da un romanzo di Moravia, è forse il film più crudo. Nel 2002 gira «Senso ’45», con Anna Galiena: rilettura in chiave erotica del racconto di Camillo Boito.

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