Pestata a sangue da una gang di bulle

La vittima dell'aggressione, una sedicenne, interviene per riportare la calma fra due gruppi di ragazzine adolescenti, tutte fra i 12 e i 14 anni, che si stanno fronteggiando per strada. «Stai zitta, cicciona», le urla una, più piccola di lei. E tutte cominciano a colpirla con violenza, facendola finire in ospedale.
L'episodio di bullismo al femminile accade a Cinisello Balsamo, dove gli uomini del commissariato indagano cinque ragazze quindicenni con l'accusa di lesioni, percosse, violenza privata, ingiurie e minacce. Altri tre teenager, tra cui due maschi, sono invece indagati per ingiurie, minacce e violenza privata.
Tutti insieme, sotto la guida di una ragazzina tredicenne - e quindi non imputabile - picchiano la sedicenne minacciando altre ragazze che sono con lei. Il pestaggio della vittima, Carla, risale al pomeriggio dell'11 ottobre. Dietro alla biblioteca «Sandro Pertini» di Cinisello Balsamo, in largo Giussani, uno dei pochi luoghi di aggregazione dei giovani della zona, si scontrano due gruppi di ragazzine.
L'oggetto del contendere è un ragazzo un po' più grande: da un lato c'è Anna, quasi 16 anni, spalleggiata da almeno sei amiche, dall'altro c'è Paola, 14enne, anche lei con qualche supporter. La situazione degenera, vola qualche schiaffo, il gruppo di Paola ha la peggio e cerca di rifugiarsi dentro la biblioteca. Qui, insieme ad altre sedicenni c'è Carla: «La malavita è arrivata anche al Pertini», esclama la ragazza. Le sue parole vengono percepite come un insulto, e i due gruppi che fino a pochi minuti prima se le erano date di santa ragione, si coalizzano immediatamente contro la malcapitata. Alcune delle amiche di Carla riescono a mettersi in salvo, e la ragazzina rimane da sola ad affrontare la furia del branco: calci, pugni, schiaffi, sputi e insulti, che le provocheranno ferite al volto e alla schiena, sangue dal naso e una prognosi di dieci giorni. A guidare le furie, tutte ragazze, c'è Ljuba, che non è nuova a episodi del genere.
I pochi maschi della gang stanno a guardare, e si limitano a incitare le ragazzine. Nessuno tenta di fermarle o di aiutare la povera vittima dell'aggressione. Ridono. Qualcuno sfodera il telefonino e fa due riprese per immortalare il momento.
Il gruppo si disperde all'arrivo di un cinquantenne, ma Carla - uscita dall'ospedale - decide di denunciare tutte le ragazze. Partono i controlli incrociati della polizia, che alla fine farà scattare le denunce.
La vicenda nasce in un contesto privo di spazi di ritrovo e di famiglie assolutamente normali, raccontano gli inquirenti. Ma quando i poliziotti bussano nelle rispettive case delle baby bulle, non tutti i genitori reagiscono allo stesso modo.

Qualche mamma è esterrefatta e ha già messo in punizione la figlia, qualche altra non si sente di dare poi tutti i torti alle mini picchiatrici. «E la puritana come si è difesa?» chiede agli inquirenti la madre di una delle ragazzine coinvolte. Quasi a dire che, in fondo, Carla se l'era cercata.

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