«Un Piano Marshall per stanare gli abusivi dai quartieri popolari»

Salvini nelle case in mano al racket delle occupazioni Vita impossibile degli inquilini assediati e minacciati

«Un Piano Marshall per stanare gli abusivi dai quartieri popolari»

Mentre si discute se portare i Bronzi di Riace per l'Expo, c'è una Milano costretta a vivere barricata dietro la porta di casa per evitare che qualcuno entri e la occupi. Via Abbiati, piazza Monte Falterona, via Maratta, piazzale Selinunte. Quartiere san Siro, poche decine di metri dalle ville dei ricchi. Qui il tasso di occupazione degli alloggi popolari fa paura. Anche il 20 per cento, a cui va però aggiunto un altro 20 di chi non paga. Storie di ordinaria povertà, ma soprattutto di straordinaria illegalità.

Ieri il sopralluogo dell'europarlamentare Matteo Salvini («Questa non è Milano») e del capogruppo della Lega in Comune Alessandro Morelli. L'ultima occupazione in via Abbiati l'altra notte. «La settimana scorsa - racconta un'inquilina - al civico 6 sono entrati, hanno buttato fuori mobili e televisione. Quando sono tornati, gli inquilini li hanno trovati sbarrati dentro». Gli arredi sono ancora per strada a far da sfondo al selfie che Salvini manda subito in rete. «Qui serve un Piano Marshall per risanare i quartieri popolari». Un'ordinanza chiesta al Comune per andare «casa per casa, piano per piano e fare un censimento e vedere chi ha diritto e chi se ne deve andare». Perché al 4 di via Abbiati dicono che su 140 appartamenti quelli abitati regolarmente non sarebbero più di 15 o 20. Una signora racconta quanto sia preoccupata perché «gli abusivi si attaccano alla luce delle scale e qui andiamo tutti a fuoco». Faticoso anche denunciare. «Mi hanno aspettato e minacciato con un coltello». In via Maratta dopo che gli inquilini avevano chiamato la polizia per segnalare uno del racket delle occupazioni «hanno incendiato l'ingresso».

Morelli racconta di 50 occupazioni solo ad agosto. «Pisapia, Granelli e Majorino, paladini dell'integrazione a tutti i costi dovrebbero provare l'angoscia delle famiglie terrorizzate perché qualcuno può arrivare a cacciarli». Per Salvini «bisogna cambiare il regolamento per l'assegnazione: non bastano più 5 anni di residenza e vanno cambiate le soglie di reddito perché entrano solo stranieri che lavorano in nero». Nessuna intenzione di spartire torti e ragioni. «Tutti si devono dare una mossa: il Comune si ricordi di esistere, prefetto e questore garantiscano la sicurezza, la Regione cambi il regolamento delle assegnazioni e anche l'Aler si svegli». Poi l'invito al sindaco Giuliano Pisapia e al presidente Aler Gianvalerio Lombardi per «una visita insieme al quartiere e dire se questa è Italia o un altro Paese». Da Palazzo Marino la replica dell'assessore Marco Granelli: «Dobbiamo ristrutturare e assegnare, allontanare gli abusivi e subito rimettere a disposizione. Nelle case del Comune lo stiamo cercando di fare, Aler faccia lo stesso e metta dappertutto i custodi. Se non è capace di gestire, il Comune sceglierà un'altra strada».

Ma la tensione è ormai altissima. «Se non fanno qualcosa - dice un'inquilina del civico 6 - qui noi facciamo scoppiare una rivolta». In via Maratta sopra il portone annerito dal fuoco appiccato dal racket c'è una bella targa. «Istituto case popolari quartiere Francesco Baracca. Asso dell'aviazione italiana».

Gli architetti scrivevano che «le schiere di fabbricati seguono l'ordine solare in nome di un criterio igienico e di efficienza termica». Erano gli anni Trenta dell'Istituto fascista case popolari. Era solo il secolo scorso.

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