In piazza Castello la «neve» si scioglie sotto le polemiche

Dubbi di critici d'arte, designer e stilisti Il progetto che ha vinto non piace: «Un'idea già vista e poco coraggiosa»

Il progetto vincitore di piazza castello, «Nevicata 14», firmato da Stefano Guidarini e Pierluigi Salvadeo continua a far discutere il mondo della cultura. Critici d'arte, designer e stilisti contestano la scelta progettuale che riflette in parte l'operazione «Atelier Castello». Due giorni fa l'architetto Maurizio de Caro aveva bollato la scelta come sintomatica della paura dell'amministrazione di compiere una scelta. Molto vicino era andato anche Oscar Benini, architetto con studio a Milano e New York. «Milano non ha bisogno di fornzoli e abbellimenti. Questi pochi soldi (200mila euro, ndr ) li avrei usati per invitare i 15 più grandi scultori al mondo a prestare o pensare un'opera e avrei trasformato la piazza nel più grande museo a cielo aperto del mondo».

Ieri sulla vicenda è intervenuto il critico d'arte Vittorio Sgarbi che ha definito il progetto «una forma di masturbazione inutile e dannosa. Perché poi - si chiede l'ex assessore alla Cultura - quest'area libera deve essere imbiancata di neve? È una scelta assolutamente insensata visto che Expo si terrà da maggio a ottobre, durante l'estate quindi». Doppia la riflessione per Giulio Iacchetti, plueripremiato designer, 2 volte Compasso d'Oro: da un lato è «apprezzabile che abbia vinto uno studio che non rientra nella cerchia dei soliti noti e risponde ai requisiti del progetto». Detto ciò «è un intervento già visto, l'idea del monocromo l'abbiamo già vista, per esempio è stata usata in Giappone. Ogni volta che si cerca di mettere in campo qualcosa di inedito per Expo si verifica questa assonanza fastidiosa». Il riferimento è al caso dell'Albero della vita di Marco Balich per il Padiglione Italia che sembra sia frutto di un plagio. Non solo, «il fatto che si tratti di un progetto provvisorio la dice lunga sul pensiero debole che non ci permette mai di intraprendere un percorso compiuto. Si scrive con la possibilità di cancellare se qualcuno usa dire qualcosa». Parole che ricordano molto quelle dell'architetto De Caro che appunto accusava l'amministrazione di mancanza di coraggio. «Servono invece tratti forti, a penna, che lascino un segno, e rappresentino la volontà forte di una scelta - continua Iacchetti - ma a Milano forse non si ha la dignità, la forza e il coraggio di farle».

Sceglie il registro dell'ironia il critico d'arte e volto tv Philippe Daverio: «Bella quest'idea della neve, mancano solo le slitte e le renne con Babbo Natale e magari un principe russo che spunta fuori da qualche parte. Mancano però delle spruzzate di neve anche sui torrioni e magari qualche stalattite di ghiaccio che scendono dalle merlate...una fantastica fiaba. Che ve bene però per l'inverno...». Ma la nuova piazza Castello sarà inaugurata a maggio, data di apertura di expo...«La neve è sbagliata, per Ferragosto serve un bel prato verde finto magari con dei fiori di zafferano - polemizza ancora Daverio - che ricorda tanto il risotto alla milanese».

Tra le critiche si leva una voce fuori dal coro, quella del mondo della moda rappresentato dallo stilista Elio Fiorucci: «È bellissimo, ma ho una sola riserva: la condizione è che il manto bianco rimanga sempre perfettamente pulito. Con strisciate, passi, segni rischia di diventare addirittura inquietante. I materiali per realizzare una superficie lavabile, diciamo, esistono».

Sembra però che gli architetti che firmano «Nevicata14» non ci abbiano pensato: non si menziona nè il problema nè la soluzione del problema, eppure il nodo della pulizia è fondamentale per la buona riuscita dell'operazione».

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