Picchiata dal marito, poi il volo nel vuoto

Picchiata dal marito, poi il volo nel vuoto

Rimane ancora un giallo la morte di Amal El Hainovi, marocchina di 23 anni, precipitata l’altro pomeriggio dal terzo piano di uno stabile di San Giuliano. Il marito e il cognato, che vivevano con lei e la figlia nel monolocale, sostengono di averla vista scavalcare la finestra, rimanere seduta sul davanzale e poi lasciarsi cadere nel vuoto. Una ricostruzione che solo l’autopsia, in programma in queste ore, potrà chiarire definitivamente. Ma anche venisse provato l’atto volontario non è esclusa un’imputazione nei confronti del marito per «istigazione al suicidio».
Non era difatti una bella vita quella della giovane Amal, 23 anni marocchina, costretta a provvedere all’intera famiglia, andando a fare la domestica a ore nelle case di San Giuliano Milanese. Era lei a mantenere dunque sia la figlioletta di tre anni, sia il marito, 28 anni, pregiudicato con una sfilza di precedenti lunga un chilometro. Tra questi un bel po’ di reati contro il patrimonio, rapina, furto, ricettazione, che l’avevano portato a una condanna passata in giudicato che stava scontando agli arresti domiciliari. Nel suo curriculum anche tante condanne per lesioni. L’uomo infatti risulta essere piuttosto manesco ed è accaduto che durante i frequenti litigi, picchiasse la moglie.
Una situazione famigliare molto difficile, fattasi ancora più pesante quando nella loro casa, un monolocale al terzo piano di via fratelli Rizzi, è arrivato anche il cognato. Un’altra bocca da sfamare, perché neppure lui lavora, tutti costretti in un appartamento composto da un’unica stanza e un bagno. L’altro pomeriggio l’ennesimo litigio, tra urla e insulti poi il pregiudicato marocchino avrebbe nuovamente alzato le mani. Schiaffi e pugni, fino a quando la donna rimane pesta e dolorante a terra. Poi faticosamente si alza, si avvia verso la finestra, la scavalca, rimane qualche istante seduta sul davanzale poi si lascia andare. O almeno questa è la versione che daranno più tardi, pur tra qualche contraddizione, i due fratelli. Il volo non le lascia scampo, la donna cade sul marciapiede e batte la testa contro una vettura in sosta. Viene raccolta in condizioni disperate e portata a Niguarda dove cessa di vivere poco dopo.
Sul posto i carabinieri della tenenza di San Giuliano e della compagnia di San Donato, coordinati dal capitano Giuliano Gerbo. Il punto di impatto del corpo, quasi sulla perpendicolare rispetto alla finestra, lascerebbe pensare al suicidio. La «letteratura» criminale indica infatti che nel caso una persona venga buttata fuori da una finestra, il suo corpo cade più distante. Bisognerà comunque attendere conferme che potrebbero arrivare dall’autopsia, da eseguire tra oggi e domani. Se il medico legale trovasse fratture alle gambe, diventerebbe credibile la versione del marito, scagionandolo da una possibile incriminazione di omicidio. Nel frattempo le indagini proseguono anche per capire i reali rapporti tra i coniugi, per focalizzare con esattezza a quali angheria la donna fosse sottoposta dal marito.

Per il pregiudicato marocchino, se venisse provato un suo comportamento persecutorio, potrebbe infatti profilarsi l’accusa di «istigazione al suicidio». In altri termini le continue botte, i litigi, gli insulti, potrebbero aver portato la vittima in uno stato tale di prostrazione da indurla a togliersi la vita.

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