La Pinacoteca celebra il primato del disegno

Gli schizzi dei grandi maestri dal '400 alle avanguardie accanto ai capolavori

La Pinacoteca celebra il primato del disegno

Oggi è la città del design. Per una volta, pur in tempi di Expo universale, parliamo, però, italiano. E, quindi, di disegno. Ci ha pensato Brera con la nuova mostra che, da oggi al 19 luglio, racconta de «Il primato del disegno» e di come, per tutti i più grandi artisti, la vera prova fosse prima con il carboncino e poi con pennello o scalpello.

Per avere buoni carboncini, Benvenuto Cellini suggeriva, di metterli in pentola, affidarli al fornaio che li facesse cuocere e di dormirci su. Giorgio Vasari riteneva che il disegno fosse il padre di architettura, pittura e scultura. E Leonardo raccomandava di «imparare prima la diligenza che la presta pratica». Di Da Vinci campeggia uno studio di uomo a mezzo busto perché «La mostra prosegue il filone del confronto» ha spiegato Sandrina Bandera soprintendente della Pinacoteca e «anima» del comitato scientifico che ha lavorato per mesi, con il sostegno di Mibac, Comune, Skira e Banca Intesa. L'idea è partita da una selezione delle opere della Pinacoteca di cui si conoscesse l'esistenza di studi preparatori. Oltre un centinaio di quadri di Brera, dal '400 a Modigliani, sono stati messi a confronto con i disegni che li hanno «preceduti».

Gli altri disegni arrivano, invece, in parte da altri musei milanesi, permettendo così un immediato paragone altrimenti impossibile e poi da tutto il mondo, dal Louvre agli Uffizi, dalla Morgan Library al Met di New York. C'è Hayez che disegna Hayez, con una serie di studi sul vestito della dama poi dipinta nel famoso «Bacio» del 1859. Il quadro è uno dei simboli della Pinacoteca, ma i disegni, pur a Brera, non erano visibili. C'è Tintoretto che, ispirandosi al «Cristo morto» di Mantegna, si cimenta in disegni preparatori al suo «Ritrovamento del corpo di San Marco»: i quadri sono a Brera ma il disegno arriva da Poldi Pezzoli. E poi Boccioni che quel suo celebre autoritratto, olio su tela, lo aveva prima «provato» con tempera e pastello. Il Met di New York ha mandato un disegno a penna e inchiostro con cui Carpaccio si era «fatto la mano» per le figure femminili della celebre «Presentazione al tempio».

Alcuni disegni sono enormi, come i cartoni di Reni sull'«Assunta» e di Carracci su «Fortezza e Temperanza». Altri sono belli, forse quanto e più dei quadri, come la Santa Caterina disegnata da Campi e poi dipinta nella «Pietà» o i bimbi che si abbracciano studiati dal Luini con carboncino cui s'ispira il Gesù della «Madonna del Roseto». Su tutti spiccano due disegni di Raffaello, gli unici rimasti a testimoniare la sua preparazione allo «Sposalizio della Vergine».

La mostra

occupa il corridoio iniziale della Pinacoteca, dato che Brera non ha spazi per le mostre temporanee: così dove è stato possibile il quadro è stato portato accanto al disegno. Diversamente la didascalia spiega dove trovarlo.

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