"Porto in scena Brera, il poeta del pallone"

Sabina Negri celebra il grande giornalista a 25 anni dalla morte, tra aneddoti e canzoni

"Porto in scena Brera, il poeta del pallone"

Quando lo sport aveva una storia da raccontare, e soprattutto quando c'era qualcuno che la sapeva raccontare. É in quel luogo temporale, in quell'epoca ormai svanita, che affondano i ricordi, le parole scelte e improvvisate di «Gioann Brera: l'inventore del centravanti», lo spettacolo di Sabina Negri che la stessa autrice porta sul palcoscenico insieme all'attore Bebo Storti domenica prossima 23 luglio al Cortile delle Armi tra le mura del Castello Sforzesco (ore 21, ingresso 10 euro, info 02.84.89.21.95.) «Parole, certo, e nessuna immagine sebbene si parli di sport, perché l'anima del teatro sono le parole», ci spiega con la sua solita passione Sabina Negri. Al cuore di esse, a venticinque anni dalla sua morte, la figura di Gianni Brera, «un fuoriclasse spiega l'autrice - come non ce ne sono più e come, temo, non potranno più esserci. Perché il giornalismo è cambiato, perché è tutto più veloce e perché, soprattutto, si è persa quella capacità che Brera aveva di partire dal basso e salire in alto. Il suo dialetto era quello di Carlo Porta, il suo raccontare di sport non era quello dei freddi tecnicismi dei commentatori televisivi di oggi: era quello delle osterie e dei bar. Partiva da lì, e poi saliva. E, così, educava il pubblico». Ma Brera non finisce lì, non è solo lo straordinario osservatore delle imprese ciclistiche di Coppi e Bartali, delle prodezze di Peppino Meazza o dell'avventura bella e sfortunata del Grande Torino: «Fu anche un cultore della cucina prosegue Sabina Negri in anticipo sui tempi, oggi che in tv non si parla d'altro che di cucina. Io sono originaria di Maleo, il piccolo paese non lontano da Casalpusterlnego dove Brera fece il suo ultimo pranzo prima di finire vittima del famoso incidente automobilistico. Al Ristorante del Sole gustò un ragù d'oca e disse alla cuoca, come battuta, che dopo una delizia del genere lui poteva anche morire». L'anima di questo spettacolo vive con Sabina Negri da diversi anni: «Lo portai in scena, in forma diversa, insieme a Cochi Ponzoni: io credo che gli spettacoli siano come figli, vanno fatti crescere. Il testo prima era legato solo ai fatti narrati, ora si è trasformato in un intreccio di vari elementi: ci sono anche le canzoni di Enzo Jannacci, suonate da Simone Spreafico alla chitarra e Luca Garlaschelli al contrabbasso. Con Bebo Storti ho trovato un compagno ideale: attore di immenso talento, milanese vero, sa alternare i ricordi su Brera ai suoi, passa con un gesto e un'intonazione della voce da sé stesso a Gioann, mi lascia sempre a bocca aperta». Il ruolo di Sabina Negri sarà quello di introdurre la notizia radiofonica della morte di Gianni Brera e, successivamente, di dare forma e parole alla Dama Bianca che cambiò la vita di Fausto Coppi: «Brera tifava Coppi, era suo amico spiega l'autrice e condivise con lui le tensioni dello scandalo. Questa donna fu condannata per adulterio, dovrà partorire a Buenos Aires, insomma personalmente come donna non potevo non spendere una parola in difesa di questo personaggio che subì le ipocrisie dell'epoca».

Lo spettacolo dona biglietti omaggio al Progetto Arca e all'Associazione Culturale Blu in aiuto ai senzatetto («i nostri barbun de Milan»), che parteciperanno allo spettacolo: in omaggio alla celebre canzone di Enzo Jannacci ad essi verranno regalate alcune paia di «scarp del tennis».

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