"È un progetto pensato quindici anni fa ma ancora innovativo"

L'archistar racconta la sua creatura, «con il giardino terapeutico più grande del mondo»

"È un progetto pensato quindici anni fa ma ancora innovativo"

Il progetto avveniristico del nuovo Policlinico che potrebbe essere già pronto tra mille giorni, in contemporanea con la stazione della nuova linea della metropolitana M4, reca ancora una volta la firma dell'archistar Stefano Boeri, colui che con il Bosco Verticale si era già aggiudicato il premio per il più bel grattacielo del mondo. Il suo progetto, vincitore del concorso e coadiuvato dagli architetti Gianandrea Barreca e Giovanni La Varra, nasce anche in questo caso come una struttura a vocazione ecologica e aperta alle esigenze attuali della cittadinanza oltre che dei malati.

Il nuovo Policlinico è l'ospedale del futuro, Boeri?

«Beh, se consideriamo che si tratta di un progetto presentato ormai quasi 15 anni fa (questa è l'Italia...), contiene certamente aspetti molto innovativi. Il primo è certamente il fatto di aver concentrato nell'edificio centrale il blocco operatorio (21 sale più Area parto) con tutta la diagnostica e negli edifici laterali le aree più propriamente cliniche. Ma forse l'aspetto più interessante è la galleria pubblica che passa sotto il blocco operatorio e collega via Francesco Sforza a via della Commenda. Sarà un pezzo di città che entra in osmosi con l'ospedale e comprenderà attività commerciali, ludiche e spazi espositivi».

Poi c'è il gigantesco roof garden che dominerà la struttura centrale, il giardino terapeutico...

«Sarà il più grande giardino pensile al mondo dedicato ai pazienti, ai loro familiari, ma soprattutto ai bambini. Su quasi 7.000 metri quadrati verrà creato orto botanico che ospiterà percorsi riabilitativi, aree ricreative per i bambini, wellness per anziani, yoga e perfino pet therapy».

Viene in mente l'Asclepeion, l'ospedale greco tempio di guarigione per il corpo e per lo spirito e che ospitava palestre e teatri...

«Quello era già un modello avanzatissimo di cura. Ma io mi sono ispirato anche all'identità della Ca' Granda che fin dal Rinascimento sorgeva nel cuore di Mediolanum mettendo a disposizione dei cittadini tecnologie avanzatissime per l'epoca. Quella struttura nasceva come Ospedale dei poveri con il sostegno dei mecenati della città; in osmosi col territorio, appunto...».

Il Policlinico «ecosostenibile» arriva dopo il Bosco verticale e il suo progetto per la «città foresta» in Cina. Sono i temi del momento, ma lei li affronta da tempi non sospetti.

«Ho disegnato il nuovo ospedale già nel 2004, cioè prima ancora che venisse realizzato il parco sopraelevato oggi più famoso al mondo, vale a dire la High Line di New York. Ho compreso da molto tempo che la sostenibilità ambientale non può che essere la stella polare dell'architettura contemporanea. Dobbiamo utilizzare materiali ecologici e fonti di energia rinnovabili, ma anche costruire edifici che producano verde urbano indispensabile ad abbattere i gas serra».

L'ospedale del futuro lo ha pensato anche in funzione di un società sempre più anziana e sempre più soggetta a patologie croniche?

«L'edificio nord è in buona parte dedicato a un'area specialistica medica per pazienti cronici e fragili, comprese le malattie rare, dunque è rivolto soprattutto alla popolazione anziana. Ma l'edificio sud e il giardino terapeutico sono altresì pensati soprattutto per la donna, i bambini e i neonati».

Che ne sarà

dei vecchi padiglioni superstiti?

«Il blocco centrale sorgerà nel cuore dell'area e si integrerà perfettamente con altre strutture storiche, come la Mangiagalli, che continueranno le loro attività specialistiche».

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