I colleghi renziani non vogliono parlare di commissariamento, ma di «riorganizzazione». É «necessario un cambio di marcia». Il Pd «a Milano non può vivere di una luce riflessa dal leader, non vogliamo sederci o appoggiarci alla spinta di Renzi, ma rafforzare le nostre proposte. Siamo il primo gruppo a Palazzo Marino e vogliamo dare un contributo di idee alla giunta Pisapia». Dopo tre anni, era ora. Ribadiscono che è «normale» dunque affiancare un numero due al capogruppo Lamberto Bertolè. Anzi, nonostante liti anche accese nelle scorse settimane, per salvare le apparenze hanno lasciato che fosse proprio Bertolè ieri sera alla riunione di verifica della maggioranza, a proporre l'idea del vice e indicare il nome di Marco Cormio. Consigliere di lunga esperienza, cattolico, non smaccatamente riconducibile a correnti. Su temi ideologici tanto cari alla sinistra saprà far valere le ragioni dei moderati rispetto al civatiano Bertolè, spostato più a sinistra. L'altro papabile era quello Filippo Barberis, lui sì renziano della primissima ora, ma fa sapere di «essere già molto impegnato». Il capogruppo si adegua all'amministrazione controllata, ha salvato la poltrona che traballava fino a qualche giorno fa e presenta come sua la proposta di un vice per «rendere il lavoro del gruppo più efficace». Anche a Milano il Pd ha raggiunto quasi il 45% dei voti, ma nei primi tre anni di mandato il sindaco ha potuto bellamente ignorare le sollecitazioni del gruppo e del partito in generale. I consigliere hanno discusso le strategie per invertire la rotta. E sempre ieri (sarò un caso?) Pisapia ha indicato Davide Corritore, suo ex Dg ma anche attivo nella campagna per le primarie di Renzi, presidente di Mm.
In tutta la Lombardia il centrosinistra ha conquistato 25 Comuni sopra i 15mila abitanti sui 33 al voto. Il segretario regionale del Pd Alessandro Alfieri reclama ora «la guida dell'Anci: è finita l'era del leghista Attilio Fontana, governiamo in 10 capoluoghi su 12 e dunque sarebbe naturale esprimere il nuovo presidente». Anche la Città metropolitana che rimpiazzerà la Provincia sembra diventata «affare loro». Magari in futuro i cittadini vorranno eleggere il supersindaco (almeno fino a fine mandato, per legge sarà il sindaco di Milano), ma andrebbe inserito nello Statuto che andrà votato entro fine anno. La sinistra non è dell'idea. Le prossime tappe sono la stesura dello statuto della Città Metropolitana da parte della Conferenza Statutaria che potrebbe essere eletta già ai primi di luglio. Entro il 30 settembre l'elezione del Consiglio metropolitano, composto da membri scelti tra sindaci o consiglieri del territorio (il segretario provinciale Pd Pietro Bussolati si è candidato apposta a Melzo per finire al tavolo).
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