Cronaca locale

Quando il re del brivido riuscì a far impazzire la Callas e un paparazzo

Ha appena compiuto 120 anni, in città era di casa. Ma alla Scala pugnalò Onassis...

Quando il re del brivido riuscì a far impazzire  la Callas e un paparazzo

A Villa d'Este, dove andava in vacanza, tutti dovevano fingere di non conoscerlo come nei cameo che recitava nei suoi film. Lui che nelle pellicole amava infilare l'uomo di tutti i giorni in situazioni fuori dal normale nella realtà inseriva un uomo fuori dal normale, cioè lui medesimo, in situazioni di tutti i giorni. Alfred Hitchcock, parlandone da vivo, compie oggi 120 anni, e dire che è stato nostro signore del brivido e dire solo mezza verità: non era solo il terrore prima del terrore, una doccia che si apre all'improvviso, una cabina del telefono aggredita dai gabbiani, una finestra sul cortile. È stato una nuova frontiera del cinema, il genio applicato all'immagine, mezzo secolo di colpi di scena, più di 70 film, molti capolavori, humor e sangue, sussurri e grida.

Milano lo aveva incantato come tutte le città dove le ombre si mescolano alle nebbie e il tuo vicino di casa, da anni, non sai nemmeno chi sia. Ci veniva volentieri, l'ultima cinquant'anni fa esatti, per presentare Topaz, Il sipario strappato o Frenzy al Circolo della stampa di Corso Venezia, ospite del sindacato critici cinematografici, che lui avrebbe volentieri, ma senza darlo a vedere, ammazzati tutti. Al cinema Apollo, alla prima di Psycho, proibi l'ingresso in sala a spettacolo iniziato e a chiunque anche solo di sussurrare il finale appena uscito. Nessuno disobbedì. Lui invece non entrò in sala perché i suoi film non li guardava mai: «Ho paura di vedere uno dei miei spettatori addormentarsi» ironizzava con la sua voce doppiata in Italia da Carletto Romano. La Milano di Hitchcock era l'Hotel Gallia, il rifugio segreto dove alloggiava ogni volta che passava di qua, il Castello Sforzesco e l'esposizione di alabarde, ronconi e picche, il ristorante Savini in Galleria dove un paparazzo fu trascinato all'improvviso dal re del brivido, come in un suo film, nel locale tra le bottiglie di barolo allineate sul muro e le salsicce pronte per essere desezionate e costretto a cenare con lui perché i suoi ospiti, lui compreso, erano tredici a tavola. Ordinò un roast beef. Al sangue. Mangiava poco ma non rinunciava mai alla battuta: «Sono a dieta, invece del risotto prenderei un brodo gelato». Le sue giornate milanesi finivano sempre con un sigaro Upmann, uno solo al giorno, e un bicchierino di Cointreau. E, raccontano i cronisti dell'epoca, «era capace di dire cose terribili senza muovere un muscolo».

Raccontava assassini adulteri, spie e traditori, innocenti ingiustamente accusati, psicopatici, nevrotici e o ossessivi ma quando una mattina visitò le carceri di San Vittore all'uscita non aprì bocca. Quand'era piccolo il padre per correggerlo lo mandò con un biglietto che doveva essere scherzoso alla stazione di polizia. L'agente di guardia si prestò al gioco e lo mise dietro le sbarre. Cinque minuti di terrore dentro quelle quattro mura bastarono per far germogliare Hitchcock nel piccolo Alfred. Il mago del brivido era nato per un gioco crudele. San Vittore glielo ricordò.

Ma la sua location preferita era la Scala e il suo museo, dove improvvisò per la Rai uno sketch con il nostro Carlo Mazzarella che si può trovare anche su youtube. Lì, aveva immaginato la trama di un film che non realizzò mai: l'acuto più bello e impossibile di Maria Callas. La immaginava sul palcoscenico, la vista offuscata dalle lenti a contatto, unica in tutto il teatro ad accorgersi a un certo punto che nella semioscurità di un palco un misterioso assassino stava piantando un coltello nella schiena di uno spettatore. E quindi l'acuto che si mescola e si confonde con un urlo disperato, il pubblico che delira per l'entusiasmo, lei che sviene, si risveglia nel camerino e chiama la polizia, per scoprire che l'ucciso è Onassis, l'uomo più ricco del mondo, il suo uomo.

Poi sempre senza sorridere, lasciando correre lo sguardo, verso il Duomo: «Il delitto perfetto si sta compiendo in questo momento. Ma nessuno lo saprà mai»

Commenti