Cronaca locale

Quelle rotaie dimenticate Il passato corre sui binari

Quelle rotaie dimenticate Il passato corre sui binari

Sono tanti ma non ci prestiamo attenzione. Forse perché in una città come Milano i binari del tram, anche se non più utilizzati, sono qualcosa di molto comune. Un sottofondo a cui si fa tanto l’abitudine da non vedere più quante vie sono percorse da rotaie che non portano da nessuna parte. Solo il centro città è un buon esempio: è sufficiente girare a piedi per osservare molteplici casi di queste strade senza un arrivo e una partenza.
Via Monte di Pietà, via Romagnosi, piazza Cavour, via Giovanni sul Muro e via dell’Orso sono alcuni dei casi più evidenti per la loro lunghezza. Ma ce ne sono tanti che si distendono per pochi metri, come in via Arco, giusto di fianco a Foro Bonaparte, o la centralissima via Palestro. E la situazione non cambia se ci si sposta verso le zone più periferiche: via Colombo ha i suoi come viale Romagna, all’altezza del civico 37, dove la strada viene attraversata da binari abbandonati. Invece in viale Argonne o piazzale Susa le rotaie sono state mangiate dalle erbacce e dall’asfalto del marciapiede e la vecchia stazione dei tram è diventata un parcheggio per auto. Stessa situazione della linea che passava per via Pacini, i cui binari che correvano nel mezzo di un viale alberato sono ora utilizzati per lasciarci la macchina. Senza contare che disseminati tra asfalto e pavè ci sono molti moncherini di tratte che furono come in via Armorari o piazza Cordusio.
Giacciono lì ignorate da pedoni e automobilisti, evitate con cura da chi gira sulle due ruote che siano di una bici o di una moto. Per questi ultimi sono infatti uno dei pericoli più classici, soprattutto per quei tratti dove già il pavè, spesso sconnesso, rende più complicato mantenere l’equilibrio. Per non dire quanto diventi difficile quando ci si mette anche la pioggia: in un attimo si vola per terra.
Un esempio di questi è stata per tanto tempo via San Marco, anche se ormai è definitivamente avviata a perdere ogni contatto con i tram. Tra le ultime rotaie rimosse ci sono infatti quelle di questa strada, dove l’opera di riqualificazione della zona ha portato al pensionamento definitivo dei binari che vi giacevano. La vecchia linea che li percorreva aveva sostituito quella che passava in via Solferino di fronte alla sede storica del Corriere della Sera dopo l’interramento della Martesana, ora ne resta ancora una traccia consistente in via Castelfidardo. Ma per una che se ne va se ne contano molte altre che restano, alcune per il semplice fatto che non ci sono tempo e denari da spendere, altre perché resta viva l’ipotesi di poterle un giorno riutilizzare. Ma anche questa ipotesi sembra complessa se non inverosimile: dopo decenni di usura dovrebbero comunque essere spostate per essere rimesse a nuovo o per sostituirle con modelli più moderni o almeno nuovi.
Anche perché con il tempo cambiano anche i tram e le loro esigenze in tema di rotaia: i famosi «Sirietto», ad esempio, hanno impiegato parecchio tempo prima di smettere di deragliare di frequente. D’altronde le linee su cui correvano non erano state pensate per loro, ma per i modelli precedenti, quelli che abbiamo mandato anche negli Stati Uniti. Ovvero, il caro vecchio tram arancione e le sue rotaie disseminate per le vie cittadine. Binari che restano lì a testimoniare un passato spesso pluridecennale come nel caso dei tratti ancora su strada della vecchia linea piazzale Tripoli-piazza Belfanti, quella che passava in piazza Sant’Ambrogio, via San Vittore, via degli Olivetani e via Vico: sono lì come un arredo dimenticato sessant’anni fa. Esattamente dal 1952.
E in questi giorni si è aggiunto anche un pezzo pregiato alla collezione visto che si tratta di rotaie posate settant’anni fa: la linea Milano-Limbiate, l’unica extraurbana che era anche oggetto di pellegrinaggio per gli appassionati americani dell’Electric railroaders association, chiusa in attesa di finanziamenti per il suo riammodernamento. Fondi che pare siano stati trovati: le proteste dei cittadini hanno convinto l’amministrazione cittadina a darsi una mossa per reperire le risorse per far avviare i lavori. È previsto che entro fine giugno la linea torni attiva, ma intanto le rotaie sono lì. Vestigia di un tempo in cui il tram era simbolo della modernità, ruderi che nessuno vede nemmeno più se non quando corre il rischio di rompersi la testa perché ci inciampa.

Oppure perché rischia di restare a piedi.

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